Together – una storia su una coppia che si avvicina troppo – si concentra sulla codipendenza e sull’aggressività passiva presenti nelle relazioni con un qualcosa di accattivante che forse solo una coppia di star sposate tra loro potrebbero trasmettere. Alison Brie e Dave Franco interpretano Tim e Millie che, insieme da anni, compiono una sorta di atto di fede trasferendosi in campagna. La loro vita diventa luminosa, verdeggiante e sempre più bizzarra. Mentre i due provano ad accomodarsi nella loro nuova esistenza il meccanismo innaturale dell’horror si attiva. La coppia comincia a mostrare una crescente tendenza a essere appiccicosa, letteralmente. Gli effetti visivi sono inquietanti e un po’ disgustosi, ma non sbilanciano il senso di divertimento di questo horror verso qualcosa di simile a The substance. Per merito anche delle doti comiche di Brie e Franco, le interazioni tra Tim e Millie sono morbosamente avvincenti.
Nicolas Rapold, Sight & Sound
Stati Uniti / Australia 2025, 102’. In sala
Stati Uniti 2025, 109’. In sala
A big bold beautiful journey può far pensare a un film di Charlie Kaufman con gli angoli indisciplinati un po’ smussati e un’ambientazione concettuale di amore e vita adattata a una tela più gradevole e commerciale. Ma il film di Kogonada ci catapulta con troppo entusiasmo nel realismo magico prima di stabilire interessi emotivi, regole o un’idea dei protagonisti. Possiamo intuire che David (Farrell) sia perso e stanco, e che Sarah (Robbie) sia distrutta e irritabile, prima che il loro incontro forzato e carino dia il via a un’avventura multidimensionale. Ma non è mai del tutto chiaro quale sia il senso di tutta questa stravaganza o perché dovremmo tifare per Sarah e David. Verso la fine il film cerca tardivamente sostanza, si concentra su Sarah e David: la loro catarsi individuale è destinata a riportarli alla loro storia d’amore. Un viaggio audace e meraviglioso del quale ci rendiamo conto che manca una mappa.
Brandon Yu, The New York Times
Stati Uniti 2025, 96’. In sala
Una volta il famoso telecronista sportivo Howard Cosell si chiese: “Il football è un gioco o una religione?”. L’horror di Justin Tipping (prodotto da Jordan Peele) considera l’idea dello sport come religione così ovvia che si preoccupa più che altro di stabilire se si tratta di un culto dell’eroe o di una setta sinistra. Sin da bambino Cameron (Withers) idolatra il quarterback Isaiah White (Wayans). Una volta cresciuto e diventato una star del football universitario, è addirittura in lizza per prendere il suo posto. Un violento incidente mette tutto in discussione, ma Isaiah, leggenda vivente ancora alla guida della sua squadra, si offre di garantire per il ragazzo se supererà un ritiro nella sua misteriosa tenuta in mezzo al deserto. Il film è realizzato con grande stile. Ogni inquadratura è sbalorditiva, montaggio e fotografia sono brillanti, la musica è fragorosa. Invece le riflessioni sul dolore, la dedizione e la manipolazione sono poco coerenti e forse andrebbero rivisti.
Amy Nicholson, Los Angeles Times
Francia 2024, 105’. In sala
Il film (adattamento del romanzo L’intimité di Alice Ferney) parla di vicinato, solidarietà e legami. Il piccolo Elliot si affeziona alla libraia femminista single Sandra (Bruni Tedeschi). E Sandra si affeziona a Elliot, ma anche a suo padre Alex (Marmaï), giovane vedovo che deve crescere da solo due figli e trascina il suo dolore aspettando di capire cosa gli è successo. Il film vanifica le nostre aspettative romantiche. Come i personaggi, non sappiamo dove stiamo andando né cosa fare di tutto questo affetto che circola senza mai solidificarsi in categorie prestabilite. L’attachement funziona e bisogna sottolineare la bravura del cast, con attori solitamente fuori dagli schemi che si attengono all’eleganza dei sentimenti. Soprattutto Valeria Bruni Tedeschi, più sobria che mai, magnifica guardiana dei sentimenti di chi la circonda.
Murielle Joudet, Le Monde
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