Cultura Schermi
Eddington
Joaquin Phoenix, Pedro Pascal
Stati Uniti 2025, 148’. In sala
Eddington (dr)

Un vecchio, scalzo, cammina per le strade deserte di una cittadina dell’ovest. Delira, mentre arranca su per una collina. Capiremo perché quando una didascalia ci informa che siamo nel maggio 2020, in piena pandemia. Adoro i film concepiti per essere sgradevoli e al tempo stesso catartici. È molto difficile avere una reazione di entità media a un film di Aster, ancora più difficile con Eddington. Questo western ruota intorno a Joe Cross (Phoenix), sceriffo asmatico e tormentato. Joe cova un risentimento latente verso Ted Garcia (Pascal), sindaco in carica, alto, bello, progressista e, soprattutto, ex fidanzato della moglie Louise (Emma Stone). Ma Joe è infastidito da tante, troppe cose, compreso l’obbligo di usare la mascherina. E così decide di candidarsi sindaco. Di un film stranamente difficile da descrivere possiamo dire che sarebbe allettante definirlo una satira, ma Eddington più che alla lezione morale punta alla farsa. Alissa Wilkinson, The New York Times

After the hunt. Dopo la caccia
Julia Roberts, Ayo Edebiri
Stati Uniti / Italia 2025, 139’. In sala
After the hunt (dr)

Alma (Roberts) insegna filosofia a Yale. A una cena organizzata insieme al marito psicoanalista Frederik (Michael Stuhlbarg), Alma è al centro dell’attenzione, specialmente quella del giovane collega Hank (Andrew Garfield), spaccone e civettuolo, e della dottoranda Maggie (Edebiri) che sembra desiderarne l’approvazione. Una sera Maggie racconta ad Alma che Hank l’ha aggredita sessualmente e chiede il suo sostegno, ma Alma mostra più di un dubbio. Possiamo davvero fidarci di Maggie? E di Hank? Quasi ogni fotogramma di After the hunt racconta una bugia patinata. Il film sembra avere poco da dire sulle questioni che solleva: identità, genere, omosessualità, diversità, cancel culture. Tanto meno su aggressioni sessuali e filosofia. Si potrebbe liquidare come un elegante castello di carte. Ma pochi registi costruiscono dimore più lussuose di quelle di Luca Guadagnino. E l’interpretazione di Julia Robets è più che buona: è grande. Justin Chang, The New Yorker

Crossing Istanbul
Mzia Arabuli
Francia / Svezia / Georgia / Turchia / Danimarca 2024, 106’. In sala

In cerca della nipote scomparsa che forse si prostituisce a Istanbul, una pensionata georgiana, insieme a un giovane un po’ svitato che dice di aver conosciuto la ragazza, si avventura nella grande città e nei suoi quartieri a luci rosse. Crossing Istanbul rientra in quel tipo di film “positivi”, mirati a dare un’immagine migliore di qualcosa, in questo la comunità delle persone trans sulle varie sponde del mar Nero. Ma in realtà se ne occupa solo indirettamente. Quello che davvero racconta è il cambio di prospettiva della protagonista che diventerà più tollerante nei confronti dell’idea di transidentità. L’orizzonte conciliante del film fa ampio uso di elementi edulcoranti. E questo finisce per conferire al viaggio della protagonista una spensieratezza che è tipica del turismo, evitando accuratamente di mostrare tutto ciò che può davvero disturbare. In questo caso, le reali condizioni di vita delle persone trans in Turchia. Mathieu Macheret, Le Monde

A house of dynamite
Rebecca Ferguson, Idris Elba
Stati Uniti 2025, 112’. In sala, Netflix (dal 24 ottobre)

Alcune catastrofi sono così immense che è difficile comprenderne pienamente la portata e le conseguenze. Questa è la minaccia che incombe nell’eccellente e teso thriller di Kathryn Bigelow. L’impensabile è accaduto. Un missile nucleare è stato lanciato da un nemico sconosciuto e colpirà gli Stati Uniti nel giro di pochi minuti. Il film scorre in tempo reale, da tre diverse prospettive sovrapposte, mentre militari, politici e agenti dei servizi segreti si affannano per attribuire l’attacco e decidere una risposta adeguata. Non ci saranno vincitori. Consapevole che una tale crisi geopolitica schiaccerebbe lo spettatore medio, Bigelow scompone l’inconcepibile in piccoli e strazianti dettagli. E anche l’introduzione dei personaggi chiave avviene attraverso scorci di normalità in cui è facile immedesimarsi, prima che tutto cambi. Wendy Ide, The Observer

Altro da questo numero
1636 - 17 ottobre 2025
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.