Il leader del principale partito di opposizione, Pita Limjaroenrat , 7 agosto 2024, a Bangkok, in Thailandia, davanti alla stampa. (Lillian Suwanrumpha, Afp)

Lo scioglimento del più grande partito di opposizione avvenuto il 7 agosto getta la Thailandia in un vortice d’instabilità, che rischia di trascinare anche il primo ministro, coinvolto in un caso giudiziario su cui la corte si esprimerà la prossima settimana.

Il 7 agosto i giudici della corte costituzionale hanno votato all’unanimità per lo scioglimento del partito Move forward (Mfp), accusato di voler destabilizzare la monarchia. Le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e i gruppi per i diritti umani hanno denunciato una decisione che compromette il pluralismo politico a scapito della democrazia.

Move forward è nato in seguito allo scioglimento di Future forward nel 2020 e ha provocato una spinta progressista che ha portato l’Mfp in testa alle elezioni legislative dello scorso anno. Si presume che ora sarà fondato un nuovo partito dalle ceneri di quello appena sciolto. “Ci stiamo trasferendo in una nuova casa”, ha detto Sirikanya Tansakun, uno dei leader del partito.

Iscriviti a
In Asia
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
Iscriviti
Iscriviti a
In Asia
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
Iscriviti

Il deputato, 43 anni, esperto di questioni economiche, secondo i mezzi d’informazione locali dovrebbe succedere al popolare Pita Limjaroenrat, condannato a dieci anni di ineleggibilità e interdetto dall’esercizio di responsabilità all’interno delle strutture politiche.

La nuova formazione potrebbe contare circa 140 deputati, eletti sotto la bandiera del Mfp, quasi quanti quelli del partito Pheu Thai del primo ministro Srettha Thavisin. In un’aula frammentata in cui sono rappresentati una ventina di partiti, il minimo movimento può modificare rapporti di potere complessi e mutevoli. “Non ci saranno molti cobra”, ha detto Wanwichit Boonprong, docente alla Rangsit university per il quale la diserzione equivarrebbe a un “suicidio” politico.

La Thailandia è abituata alle crisi cicliche degli ultimi vent’anni, in un contesto di continue tensioni tra le élite militari ed economiche che difendono gli interessi della monarchia e le nuove generazioni desiderose di cambiamento. Lo scioglimento della Mfp apre ancora un altro capitolo.

La prossima settimana la corte costituzionale si pronuncerà sul caso contro il primo ministro Srettha Thavisin, accusato di aver violato le norme etiche nominando un ministro che era stato condannato al carcere (e che nel frattempo si è dimesso).

In caso di giudizio sfavorevole, il manager, che si è difeso da ogni manovra illecita, potrebbe essere costretto a lasciare il suo incarico, un anno dopo l’insediamento. Da settimane sulla stampa thailandese circolano voci su una sua possibile sostituzione, si parla in particolare di Paetongtarn Shinawatra, figlia dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra.

L’attuale governo è appoggiato da una fragile coalizione composta da una decina di partiti, che hanno avuto l’opportunità di esprimere il loro disaccordo su molti dei progetti più importanti del primo ministro, come la recriminilizzazione della cannabis. Una partenza da Srettha “cambierà” la situazione, secondo Wanwichit boonprong. Anche se restasse, il primo ministro si è detto disponibile a un rimpasto di governo dopo agosto.