Il Sudan ha vissuto una giornata di sangue il 3 febbraio con due attacchi nel sud e nell’ovest del paese che hanno causato 65 morti e 133 feriti, secondo fonti ospedaliere.
Lo stesso giorno il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso forte preoccupazione per le notizie di esecuzioni sommarie di civili compiute nella parte nord della capitale Khartoum da milizie alleate dell’esercito, in guerra con i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) dall’aprile 2023.
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Il 3 febbraio il Movimento di liberazione del popolo del Sudan-Nord (Splm-N), un gruppo ribelle guidato da Abdelaziz al Hilu, ha attaccato Kadugli, il capoluogo dello stato del Kordofan Meridionale (sud), controllato dall’esercito.
“Quaranta persone sono morte e settanta sono rimaste ferite”, ha dichiarato all’Afp una fonte ospedaliera locale, che ha chiesto di restare anonima.
Il governatore del Kordofan Meridionale, Mohamed Ibrahim, ha affermato che “l’attacco ha preso di mira un mercato di Kadugli” e ha aggiunto che “l’obiettivo è destabilizzare il Sudan”.
Dall’inizio della guerra civile l’Splm-N, attivo negli stati del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro, si è scontrato sia con l’esercito sia con le Rsf.
Un secondo attacco si è invece verificato nell’ovest del paese.
“Venticinque persone sono morte e 63 sono rimaste ferite in un raid aereo delle forze governative a Nyala”, il capoluogo del Darfur Meridionale, controllato dalle Rsf.
I due episodi di violenza arrivano in un momento in cui l’esercito sta ottenendo importanti successi contro le Rsf. La settimana scorsa le forze governative avevano anche ripreso il controllo del loro quartier generale a Khartoum.
La guerra civile in Sudan tra l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, e le Rsf, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, ha causato decine di migliaia di morti e più di dodici milioni di sfollati. La crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.
Sia l’esercito sia le Rsf sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.
Secondo le Nazioni Unite, più di trenta milioni di persone hanno bisogno di aiuti dopo quasi due anni di conflitto.