28 dicembre 2016 19:00
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Da poco più di un anno Jonathan si è trasferito dal Canada a New York per cominciare una nuova fase della sua vita con la moglie Emily. Un giorno, nella serenità della sua nuova esistenza quotidiana, arriva una richiesta di amicizia su facebook che fa tremare il nuovo equilibrio. Si tratta di Galit, il suo primo amore, la prima persona per cui è stato felice, la prima persona che non è riuscito a rendere felice, la prima persona per cui ha pianto, la prima persona che gli ha fatto provare il sentimento della “solitudine”.

Dopo qualche giorno Galit gli scrive anche un messaggio: “Ciao, ho saputo che ti sei trasferito a New York, che ne dici di vederci?”.

Jonathan ne parla con la moglie, e poi decide di affrontare il fantasma di quella storia vecchia di vent’anni. Quella storia finita dopo un periodo di irrefrenabile euforia per l’impossibilità di essere la persona giusta per quella persona, per quella storia. La prima volta in cui Jonathan si è arreso alla persona che era anziché rinunciare a sé stesso per costruire la persona che avrebbe voluto essere. Tutte le domande senza risposta che Jonathan aveva chiuso definitivamente dentro le scatole del proprio passato escono di nuovo alla ricerca di una risposta, e trovano una nuova Galit, adulta, cambiata, pronta forse ad affrontare quello che aveva lasciato dietro di sé senza nemmeno accorgersene, e ricordarsene.

Che cosa ascoltare
Heavyweight è l’attesissimo podcast nato dopo la chiusura del programma di culto della Cbc Wiretap. Jonathan Goldstein, che quel programma l’aveva ideato e prodotto per anni insieme alle autrici del podcast Love me di cui abbiamo scritto qualche mese fa, si è preso un paio d’anni per studiare una nuova idea assieme all’azienda di Brooklyn Gimlet media: un podcast molto personale dove in ogni puntata una persona avesse la possibilità di rivedere e, magari, rimediare al più grande errore della sua vita. E le otto puntate di Heavyweight dimostrano che il tempo è stato speso nella maniera migliore. Heavyweight è indubbiamente il miglior podcast dell’anno e ha fatto fare un balzo all’asticella della qualità nella produzione indipendente nel mondo della radio online.

Tutto quello che fino a qualche mese fa era separato in diversi generi e tipologie di podcast, viene qui sapientemente intrecciato e tessuto in episodi che volano come un lampo: intimità, divertimento, profondità, qualità tecnica della registrazione, spontaneità, scrittura, narrazione, idiozia, trovano il loro posto e il loro angolo non lasciando scoperta nessuna delle nostre emozioni.

Ma la novità più potente, specialmente inserita nel contesto nordamericano dove ogni racconto deve avere al centro una storia incredibile, introvabile, sconvolgente, è che ogni episodio riguarda vicende molto banali accadute alle persone più care a Jonathan: il padre e lo zio che non si parlano, un collega che non è stato citato nei crediti di un disco molto famoso, un amico che si è sempre dimenticato di disperdere le ceneri del padre. La consuetudine delle vite ordinarie prende la forma di una storia eccezionale, piena di possibilità e prospettiva, facendo nascere in noi la voglia di spegnere i racconti sensazionalistici delle news e di fare qualche domanda al nostro vicino di scrivania in ufficio.

Cosa fare mentre si ascolta
Heavyweight è il podcast perfetto per affrontare la tortura delle festività natalizie. Scaricate tutte le otto puntate sui vostri dispositivi (se non sapete di cosa stiamo parlando, guardate questa piccola guida di Ira Glass, il papa Francesco della radio revolution) e abbandonatevi all’ascolto durante i vostri viaggi in treno o in automobile per raggiungere le vostre famiglie: per la prima volta i vostri parenti vi sembreranno una fonte inesauribile di vicende da esplorare.

Nelle pause digestive invece potete cominciare a pensare a quale potrebbe essere il “peso” che vi portate dietro dal vostro passato: la laurea non presa per un soffio, il discorso non fatto, l’insulto non trattenuto. E pensare se può esserci un modo per riaggiustare quello che non è andato come avreste voluto. Altra cosa da comprare o ascoltare in streaming è il disco Reunion tour dei canadesi Weakerthans, uno dei migliori gruppi indie rock di sempre, dove si trova anche la sigla Sun in an empty room da cantare a squarciagola e ballare in casa da soli in tuta e calzini. Se alla fine del podcast vi chiedete chi diamine sia quella Jackie Cohen che apre ogni episodio, la risposta la troverete in questa puntata di This american life.

Momento migliore
“For Us listeners, canadian dog years are measured on a metric sc… oh, who am I kidding? This hurts!”.

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