15 gennaio 2015 17:14

“Mi considero una fotografa, niente di più”, dichiarava Tina Modotti (1896-1942) quando le chiedevano di parlare del suo percorso artistico.

Nata a Udine nel 1896, si trasferì con la sua famiglia negli Stati Uniti nel 1913 dove cominciò a lavorare come sarta in un teatro. Quattro anni dopo, grazie all’incontro con il poeta Roubaix de l’Abrie Richey, arrivò a Los Angeles e poi a Hollywood dove riuscì a ottenere dei ruoli come comparsa in tre film muti.

Fu la relazione sentimentale con il fotografo Edward Weston a spingerla a lavorare sempre di più con la fotografia. Dopo essere stata sua ispiratrice e poi assistente, aprirono insieme uno studio di ritratto a Città del Messico.

Le sue immagini più famose sono quelle legate al periodo della rivoluzione messicana, pubblicate su numerosi giornali di sinistra, tra cui quello ufficiale del partito comunista El Machete. Diventò in seguito la fotografa ufficiale del movimento muralista messicano in cui documentò soprattutto i lavori di José Clemente Orozco e di Diego Rivera.

A novant’anni dalla sua prima mostra nel 1924, il Centro internazionale di fotografia scavi Scaligeri di Verona dedica all’artista una grande retrospettiva, realizzata dall’associazione culturale Cinemazero. Dai primi scatti alle ultime foto, rare e poco conosciute, che realizzò a Berlino all’inizio degli anni trenta, dopo che il governo messicano l’aveva espulsa dal paese con l’accusa di aver partecipato a un attentato contro il nuovo capo di stato, Pascual Ortiz Rubio.

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