16 maggio 2016 18:24

This place presenta i lavori di dodici fotografi di fama internazionale che hanno viaggiato in Israele e in Cisgiordania e hanno raccontato la complessità di questi luoghi offrendo delle prospettive non scontate.

La mostra (in corso fino al 5 giugno al Brooklyn museum di New York) è stata ideata da Frédéric Brenner; il fotografo parigino ha deciso di non coinvolgere colleghi israeliani o palestinesi e di scegliere autori senza una conoscenza approfondita della regione. Tra di loro ci sono fotografi come Stephen Shore, Jeff Wall, Josef Koudelka, Martin Kollar, che insieme al resto del gruppo hanno trascorso sei mesi in Israele e in Cisgiordania, tra il 2009 e il 2012.

Ogni artista coinvolto nel progetto ha potuto muoversi liberamente, scegliendo le proprie storie, concentrandosi sugli individui, le comunità, il paesaggio e la vita di tutti i giorni. Come opera collettiva, This place riesce a rivelare aspetti diversi, dissonanze e paradossi che saltano fuori dal racconto di questi due paesi.

Brenner (1959) è cresciuto in una famiglia di intellettuali francesi che ha sempre ignorato le proprie origine ebraiche, almeno fino allo scoppio della guerra dei sei giorni, nel 1967. Da quel momento, i suoi genitori hanno sperimentato un risveglio della loro appartenenza religiosa costringendo il giovane Brenner a frequentare una scuola ebraica per tre anni. Nonostante l’imposizione, Brenner è rimasto molto affascinato dall’ebraismo e tutta la sua carriera di fotografo è stata dedicata allo studio delle forme diverse assunte da questa identità in culture diverse. Da questo punto di vista, This place è un altro tassello che si aggiunge al percorso di Brenner.

Brenner ammette che “è impossibile non essere politici quando ci si confronta con la questione israelo-palestinese, ma volevo che i fotografi vedessero questa realtà come una metafora”. Il titolo stesso della mostra è un riferimento al modo in cui gli israeliani e i palestinesi parlano del luogo in cui vivono, “questo posto” oppure “la situazione”. “Israele è un luogo dove si radicalizza la diversità, dove ogni persona è ‘l’altro’”, afferma Brenner, “così ho chiesto ai fotografi di chiedere ad ‘altri’ di mettere in discussione questa diversità”.

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