06 settembre 2016 17:00

Ogni due anni il festival Images Vevey trasforma la cittadina svizzera in un museo a cielo aperto, con installazioni fotografiche in luoghi inaspettati.

Nei giorni del festival (dal 10 settembre al 2 ottobre) le facciate degli edifici, i parchi, il lago di Ginevra, chiese e posti più tradizionali come musei e gallerie saranno “invasi” da 75 progetti di artisti contemporanei, legati al tema scelto per quest’anno: immersione. L’idea nasce dalla suggestiva tensione tra analogico e digitale proposta dagli organizzatori. Per ottenere una fotografia in camera oscura è necessario immergere la stampa in tre bagni diversi, ma con il digitale siamo passati a una completa “evaporazione”, in cui i liquidi si sono trasformati in nuvole virtuali in cui accumuliamo i file. A Vevey l’immersione non è intesa solo come atto fisico, ma anche come metodo di lavoro e dimensione artistica.

La produzione delle installazioni è completamente a carico del festival che, a partire dalle immagini fornite dall’artista, concepisce un’installazione. Se l’autore approva la presentazione, gli organizzatori passano alla fase di realizzazione. “Non vogliamo semplicemente sistemare delle opere in spazi pubblici”, racconta il direttore Stefano Stoll. “Ogni cosa che mostriamo deve avere una ragione per essere qui e non altrove. Cerchiamo di costruire un significato che sia in relazione con l’ambiente urbano”.

Grazie a questa concezione e alla qualità dei progetti scelti, Images Vevey si è affermata come la principale biennale di arti visive in Svizzera.

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