La val d’Orcia si sta trasformando in un villaggio turistico

◆ Vivo in val d’Orcia dal 1985 e frequento Pienza fin da quando era incredibilmente bella, sconosciuta e povera. Ho assistito in prima persona alla trasformazione descritta così puntualmente nel vostro articolo “La val d’Orcia si sta trasformando in un villaggio turistico” (internazionale.it). Concordo soprattutto sulla parte finale, in cui si evidenzia come i mille lacci di tutela del paesaggio siano in realtà serviti a creare una perfetta “Orcialand” a dispetto purtroppo di chi ci vive e lavora. Anche il tipo di turismo è completamente diverso dai primi, rispettosi pionieri che scoprivano questa terra. Grazie per avermi permesso di condividere con voi ciò che sento da tempo.
Paola Farinelli

◆ Io e mio marito abbiamo cominciato a frequentare Pienza alla fine degli anni ottanta. Una meta desiderata sui libri a lungo, una specie di celebrazione. Non abbiamo più smesso. Ogni occasione è buona per una vacanza o anche solo per un weekend. I nostri figli hanno Pienza nel sangue e nell’anima. Anche adesso che sono adulti, non perdono l’occasione di venire con noi. Ci sentiamo una sorta di cittadini d’adozione. Eppure è vero, le cose sono cambiate. Non se ne può più dei negozi di formaggi tutti uguali e delle catene di abbigliamento e accessori. Noi continuiamo a fare la spesa dai piccoli produttori ma è sempre più difficile. È complicato schivare le orde che scendono dai pullman turistici. Per fortuna, la mattina presto e la sera la città si svuota e riemergono abitanti – sempre meno –, villeggianti e viaggiatori. Ci si siede sui muretti dei palazzi rinascimentali nella piazza e lungo il corso, e si medita. Pienza è ancora un gran posto per riflettere.
Silvia Rizzi

Indelebile

◆ Ho apprezzato l’editoriale dell’ultimo numero (Internazionale 1517). L’articolo richiama in maniera sintetica e senza retorica la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Bello lo stacco sull’attualità con il riferimento alla rivista medica The Lancet, che mostra come in parecchi paesi, compresi molti stati europei, le politiche sui rifugiati non sono ispirate a princìpi di accoglienza e inclusività. Di fronte all’enorme tragedia avvenuta poco tempo fa nell’Egeo, mi conforta sapere che il vostro settimanale non smette di occuparsi, con sensibilità e umanità, di queste problematiche.
Fulvio Poletti

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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati