I cuochi, stando almeno a certe trasmissioni televisive, si erano già mostrati aggressivi e inflessibili quanto il sergente di Full metal jacket , film di Stanley Kubrick. Era dunque prevedibile che almeno uno di loro – cuoco se non di fatto di nome – facesse un salto di qualità e passasse dal fuoco dei fornelli al fuoco delle battaglie, tanto sempre fuoco è e l’essenziale è saperne trarre profitto. Parliamo naturalmente del cuoco di Putin, che in tuta mimetica ed elmetto, ha deciso di mostrare al mondo immondo, di massacro in massacro, che chi sa do minare in cucina se la cava bene in qualsiasi inferno, anche quello ucraino. Così lo chef mercenario in armi s’è dichiarato massacratore migliore dei generali di stato, ha marciato verso Mosca per degradarli tutti a partire dal loro e dal suo padrone, per amor di patria ha rinunciato alla guerra civile, è sparito, forse riappare, chissà. Di certo, adesso, c’è solo che i feroci aggressori russi sono stati presi di petto dalle loro stesse feroci milizie private, le quali hanno strizzato l’occhio alle ragioni dei feroci aggrediti ucraini e dei loro alleati, riservandosi però di tornare a massacrare tutti ferocemente. Ah quanto ci atterrisce vedere sempre più dementi duellare intorno al filo a cui siamo appesi. Chi cucinerà la cena della finta vittoria che, seguita da una finta pace, sicuramente renderà il mondo peggio di prima?

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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati