Sta per cominciare il terzo anno di guerra in Ucraina. E la domanda “come stai?” è più attuale che mai. Da qualche mese i podcast più ascoltati in Ucraina sono dedicati alla psicologia e alla filosofia. Si sente il bisogno di dare un significato alla realtà.

“Un paese che sta combattendo una guerra difensiva” è, a prima vista, una definizione abbastanza corretta dell’Ucraina di oggi. Dietro, tuttavia, ci sono persone e destini che con il conflitto sono cambiati radicalmente. E poi ci sono i sentimenti, le emozioni, i pensieri, i sogni, i dispiaceri, i traumi, le esperienze dolorose che ancora non sappiamo come gestire. Prima della guerra i personaggi celebri, i blogger e gli influencer pubblicizzavano prodotti; oggi, invece, pubblicizzano i servizi erogati dalle piattaforme di aiuto psicologico. Ognuno sceglie a seconda dei gusti e del portafoglio.

La guerra cambia tutto. Interiormente e mentalmente.

Poco tempo fa, a metà gennaio, è stato ricordato il primo anniversario della tragedia di Dnipro, quando un missile russo ha distrutto l’ingresso di un palazzo di nove piani, prendendosi la vita di più di quaranta persone. Un anno fa era impossibile comprendere la portata di quella tragedia. Oggi, invece, anche io vivo in una casa distrutta. Quello che ieri sembrava lontano, oggi è qui, a portata di mano. Quando hai la guerra alla porta, tutto cambia. Ti tolgono la terra da sotto i piedi. Ma tu sei viva. E con questa vita devi farci qualcosa.

Ognuno di noi ha progetti, sogni, obiettivi. Fa parte della vita. Solo che a causa della guerra questi sono impossibili o eternamente rimandati o durano troppo poco. È come andare su una bicicletta con una ruota in fiamme e l’altra sgonfia, senza il manubrio e con dei bastoni tra i pedali. E in spalla hai uno zaino con dentro tutto ciò che hai raccolto, da cui cade fuori continuamente qualcosa. Perché pedali in salita, e hai le mani legate. A un certo punto tutto sembra insensato. Sei confusa. Ti fermi. Inspiri profondamente. Poi espiri. Ti guardi intorno. E vedi che non sei sola. Siete in tanti. E vi potete aiutare l’un l’altro.

Una montagna è già dietro di noi. Senti di nuovo di avere la terra sotto i piedi. Ti puoi fermare e respirare. Rifornire la tua scorta di sangue e riparare la bici. Qualcuno ha ripreso a studiare. A qualcuno è nato un bambino. Qualcun altro ha avviato un’attività. Procediamo così, poco alla volta. Facciamo una pausa. E continuiamo a pedalare. ◆ ab

Ekaterina Seldereeva è una giornalista ucraina. Vive a Kryvyj Rih, nel sud del paese.

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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati