La vittoria elettorale potrebbe permettere a Putin di rimanere al Cremlino fino al 2030 o forse addirittura al 2036, grazie alla modifica costituzionale da lui appositamente varata. Eppure a questo regime, finora durato quasi un quarto di secolo, si sono opposti in tanti. Per rendersene conto basta scorrere in appendice a questo libro la cronologia che traccia la storia dei tentativi di contestazione e della loro repressione. Spiccano, ovviamente, i nomi di Anna Politkovskaja e Aleksej Navalnyj ma accanto a loro se ne trovano molti altri. Cinque lunghe interviste realizzate dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina consentono di conoscerne alcuni: Ljudmila Vasileva, sopravvissuta all’assedio di Leiningrado e critica dell’uso strumentale che Putin fa della seconda guerra mondiale; il pope Ioann Burdin, tra i rari membri del clero a opporsi al governo ed espulso dalla chiesa ortodossa; Grigorij Judin, sociologo che rivela come il regime orienta i sondaggi; Ivan Astashin, che lotta contro gli arbitri della legge e gli arresti illegali; e Katja (Ekaterina) Martynova, redattrice della rivista Doxa, messa fuorilegge nel gennaio scorso, che denuncia la repressione nell’università. Così, attraverso cinque persone che decidono di dire no emergono altrettanti fondamenti ideologici e operativi di una dittatura violenta. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati