Il disastro nella Striscia di Gaza e la moltiplicazione incontrollata del numero dei morti rischiano, tra le altre cose, di compromettere la nostra capacità di capire il significato che assume la perdita di ogni vita umana per chi rimane. Ad aiutarci a conservare questo senso di umanità provvede Nathan Thrall, giornalista statunitense di base a Gerusalemme, con questo libro (scritto a partire da un articolo apparso sulla New York Review of Books) con il quale ha appena vinto il premio Pulitzer. Al centro c’è un episodio apparentemente minore: l’incidente avvenuto il 16 febbraio 2012, su una strada sconnessa dei territori occupati vicino a Gerusalemme, tra un camion e un pullman pieno di bambini palestinesi in gita scolastica. Tra loro c’è Milad, che il padre, Abed Salama, comincia a cercare per tutta la giornata per capire se è ancora vivo. Il racconto di questa ricerca difficile e febbrile permette al lettore di conoscere altri personaggi: la dottoressa a capo di un ambulatorio mobile dell’Unrwa, un paramedico, un soccorritore e alcuni ebrei ultraortodossi accorsi sulla scena. Attraverso le loro vicende si seguono le varie tappe – scandite dalle guerre – del conflitto arabo-israeliano dal 1948 in poi, e ci s’immerge nei dettagli della quotidianità dei palestinesi sotto l’occupazione, nelle loro vite condizionate in ogni aspetto da questa situazione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati