28 novembre 2014 14:47

Il generale libico Khalifa Haftar, che il 15 ottobre ha lanciato un’offensiva per liberare la città di Bengasi, in Libia, dalle milizie jihadiste, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera.

Alla domanda se riuscirà a liberare Bengasi ha risposto:

Lo spero. L’importante è che il parlamento libico lasci Tobruk e torni a lavorare nella città liberata dalle milizie islamiche. Il mio compito è di portarcelo. Mi sono dato una deadline: il 15 dicembre…

Quanto invece alla recente operazione su Tripoli:

Con Tripoli è solo l’inizio: ci servono più forze, più rifornimenti. Mi sono dato tre mesi, ma forse ne basteranno meno: gli islamisti di Alba libica non sono difficili da combattere, come non lo è lo Stato islamico che sta a Derna. La priorità resta Bengasi: Ansar al Sharia è ben addestrata, richiede più impegno. Anche se non ha grandi strateghi militari e ormai siamo in vantaggio: controlliamo l’80 per cento della città.

Alla domanda sugli obiettivi di questi scontri:

Combatto il terrorismo nell’interesse del mondo intero. La prima linea passa per la Siria, per l’Iraq. E per la Libia. Gli europei non capiscono la catastrofe che si rischia da questa parte di Mediterraneo. Attraverso l’immigrazione illegale, ci arrivano jihadisti turchi, egiziani, algerini, sudanesi. Tutti fedeli ad Ansar al Sharia o allo Stato islamico: quanti italiani sanno che davanti a casa loro, a Derna, è stato proclamato il califfato e si tagliano le teste? L’Europa deve svegliarsi.

Corriere della Sera

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