24 febbraio 2015 12:38

Il 23 febbraio il ministro dell’economia italiano Pier Carlo Padoan e Eveline Widmer-Schlumpf, capo del dipartimento federale delle finanze svizzero, hanno firmato un accordo che decreta la fine del segreto bancario tra i due paesi.
Si stima che i capitali italiani all’estero, e sfuggiti al fisco, siano tra i 157 e i 197 miliardi di euro.

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Ecco cosa prevede l’accordo.

  • Lo scambio di informazioni sui capitali di cittadini italiani presenti in Svizzera sarà possibile sulla base di una semplice richiesta dell’Agenzia delle entrate. Non sarà più necessario chiedere rogatorie o l’autorizzazione di un magistrato.
  • La richiesta di dati e notizie da parte del fisco non sarà retroattiva: potrà riguardare soltanto atti e informazioni bancarie successive alla firma dell’accordo. La Svizzera esce così dalla black list dei paradisi fiscali, i paesi tradizionalmente poco inclini a diffondere informazioni economico finanziarie.
  • Nel protocollo è prevista la voluntary disclosure (procedura di collaborazione volontaria): chi decide di riportare i capitali in Italia paga le imposte per intero, ma con sanzioni in misura ridotta. Chi non si autodenuncia e cerca di operare qualche movimento sul suo conto bancario rischia di essere accusato del nuovo reato di autoriciclaggio.
  • Nei prossimi giorni l’Italia stringerà accordi simili anche con il Principato di Monaco e con il Liechtenstein.
  • Cambia anche il regime fiscale dei circa 64mila trasfontalieri, gli italiani che lavorano in Svizzera ma risultano residenti in Italia: pagheranno il 60 per cento delle tasse in Svizzera e il 40 per cento in Italia. Non ci saranno più storni dalla Svizzera all’Italia: il frontaliero dichiarerà il suo intero reddito all’Agenzia delle entrate, che poi verserà il 60 per cento a Berna.

Il Sole 24 Ore

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