Il 23 febbraio il ministro dell’economia italiano Pier Carlo Padoan e Eveline Widmer-Schlumpf, capo del dipartimento federale delle finanze svizzero, hanno firmato un accordo che decreta la fine del segreto bancario tra i due paesi.
Si stima che i capitali italiani all’estero, e sfuggiti al fisco, siano tra i 157 e i 197 miliardi di euro.
Oggi siglato l'accordo con la Svizzera sul segreto bancario: miliardi di euro che ritornano allo Stato #lavoltabuona #comepromesso
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 23 Febbraio 2015
Ecco cosa prevede l’accordo.
- Lo scambio di informazioni sui capitali di cittadini italiani presenti in Svizzera sarà possibile sulla base di una semplice richiesta dell’Agenzia delle entrate. Non sarà più necessario chiedere rogatorie o l’autorizzazione di un magistrato.
- La richiesta di dati e notizie da parte del fisco non sarà retroattiva: potrà riguardare soltanto atti e informazioni bancarie successive alla firma dell’accordo. La Svizzera esce così dalla black list dei paradisi fiscali, i paesi tradizionalmente poco inclini a diffondere informazioni economico finanziarie.
- Nel protocollo è prevista la voluntary disclosure (procedura di collaborazione volontaria): chi decide di riportare i capitali in Italia paga le imposte per intero, ma con sanzioni in misura ridotta. Chi non si autodenuncia e cerca di operare qualche movimento sul suo conto bancario rischia di essere accusato del nuovo reato di autoriciclaggio.
- Nei prossimi giorni l’Italia stringerà accordi simili anche con il Principato di Monaco e con il Liechtenstein.
- Cambia anche il regime fiscale dei circa 64mila trasfontalieri, gli italiani che lavorano in Svizzera ma risultano residenti in Italia: pagheranno il 60 per cento delle tasse in Svizzera e il 40 per cento in Italia. Non ci saranno più storni dalla Svizzera all’Italia: il frontaliero dichiarerà il suo intero reddito all’Agenzia delle entrate, che poi verserà il 60 per cento a Berna.
Il Sole 24 Ore
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