14 maggio 2015 18:13
Manifestanti a Tokyo protestano contro l’approvazione da parte del governo di due disegni di legge che ridefiniscono il ruolo delle Forze di autodifesa del Giappone. (Yoshikazu Tsuno, Afp)

Il governo giapponese ha presentato due disegni di legge sulla sicurezza che permetterebbero alle Forze di autodifesa di intervenire all’estero. Il pacchetto di riforme dovrà essere esaminato domani dalla Dieta, il parlamento giapponese. Se fosse approvato, si tratterebbe di un cambiamento storico per la politica militare del paese. L’articolo 9 della costituzione giapponese, approvata dopo la seconda guerra mondiale, prevede che l’esercito, le cosiddette Forze di autodifesa, abbiano solo compiti difensivi.

Le nuove leggi, invece, introdurrebbero il concetto di “difesa collettiva”, secondo il quale l’esercito, in caso di pericolo diretto per il Giappone, può intervenire militarmente per difendere i suoi cittadini all’estero o per aiutare un paese “che ha stretti legami” con il Giappone. Le norme permetterebbero inoltre a Tokyo di inviare soldati per fornire supporto logistico ai paesi alleati.

La proposta del governo è stata accolta da proteste di piazza, soprattutto delle associazioni pacifiste. Circa cinquecento contestatori si sono radunati nelle scorse ore di fronte all’ufficio del primo ministro Shinzō Abe.

“L’esecutivo ha approvato delle leggi per assicurare pace e sicurezza al Giappone e al mondo”, ha dichiarato Shinzō Abe. Abe ha escluso il coinvolgimento diretto delle Forze di autodifesa in Medio Oriente. L’esercito, ha aggiunto il premier, potrebbe invece partecipare alle operazioni antiterrorismo internazionali e verrebbe coinvolto nel caso di una crisi con la Corea del Nord. Il capo di gabinetto, Yoshihide Suga, ha dichiarato che le nuove leggi serviranno anche a migliorare l’alleanza militare tra Giappone e Stati Uniti.

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