14 settembre 2015 18:29

Nell’Unione europea manca ancora un accordo sulla redistribuzione dei profughi. I ministri dell’interno e della giustizia europei sono riuniti dalle 15 a Bruxelles per discutere del nuovo piano del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per la ricollocazione di 160mila richiedenti asilo arrivati tra Italia, Grecia e Ungheria. Dalla bozza che circola con le conclusioni della riunione straordinaria di oggi, sembra che i paesi dell’Unione si limiteranno a un accordo di massima sull’ultima proposta di Juncker per la distribuzione di 120mila migranti lasciando alle prossime settimane ogni decisione sui criteri di questa distribuzione.

Stando alla bozza, i ministri europei si impegneranno invece a recepire con leggi nazionali ad hoc la proposta precedente di Bruxelles per la ripartizione di altri 40mila migranti già arrivati in Italia e in Grecia, ma questi profughi saranno accolti dagli altri paesi dell’Unione su base volontaria e non secondo il sistema di quote inizialmente previsto.

Secondo alcune anticipazioni, il ministro dell’interno italiano Angelino Alfano avrebbe sfruttato l’occasione di Bruxelles per fare presente agli alleati europei che l’Italia è pronta a rispettare il piano europeo ma non aprirà nuovi hotspot, cioè centri di transito, prima di una decisione comune sulla distribuzione dei 160mila migranti e degli oneri di accoglienza tra i paesi dell’Unione.

Il presidente della Commissione, appoggiato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ha proposto un sistema di quote in base al quale 40mila migranti, pari a un quarto di quelli da ricollocare, sarebbero destinati proprio alla Germania. Un sistema che Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca – il gruppo Visegrad – ha respinto in maniera categorica.

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha avvertito venerdì che avrebbe redarguito i capi di stato e di governo europei se la ministeriale di oggi non si fosse conclusa con una soluzione condivisa sul sistema di quote. E i vertici comunitari, come le autorità di Berlino, hanno fatto valere l’argomento che il fallimento di un piano d’accoglienza condiviso metterebbe a rischio il sistema di libera circolazione nell’area Schengen, particolarmente caro ai paesi ex comunisti.

Nella riunione odierna i ministri dovrebbero anche proporre una serie di misure per rafforzare la difesa ai confini dell’Unione, con controlli più rigidi per l’identificazione dei migranti e filtri più efficaci per chi entra, oltre a un sistema più rapido di rimpatrio dei migranti economici che non hanno i requisiti per richiedere l’asilo. I ministri hanno ascoltato gli aggiornamenti da parte di diverse agenzie specializzate dell’Unione e delle Nazioni Unite, come Frontex o l’Unhcr, e una presentazione dettagliata della nuova proposta di quote per i richiedenti asilo da parte della Commissione.

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