27 gennaio 2016 16:45

In una sparatoria nella periferia di Burns, in Oregon, il 26 gennaio la polizia federale degli Stati Uniti ha ucciso uno degli allevatori che protestano dal 2 gennaio contro il divieto di pascolo e caccia nei terreni demaniali. Il gruppo ha costituito una milizia armata e ha occupato per tre settimane una parco nazionale di proprietà dello stato, il Malheur, in segno di protesta.

L’Fbi ha fermato otto persone dopo la sparatoria, tra loro il leader del gruppo Ammon Bundy e suo fratello Ryan, che è stato ferito ma non è in gravi condizioni. I due erano a bordo di un’auto e si stavano recando a un incontro con altri allevatori di altri stati per coordinare la protesta contro il governo federale. L’Fbi ha detto che gli uomini armati hanno fatto resistenza, ma non è chiaro chi abbia aperto il fuoco per primo.

Nello scontro è stato ucciso Robert “LaVoy” Finicum, 55 anni, proprietario di un ranch, che fin dal principio della protesta è stato considerato il portavoce del gruppo di allevatori ribelli.

Perché gli allevatori protestano

All’inizio dell’anno, un gruppo di manifestanti armati ha preso d’assalto la sede di una riserva naturale nazionale in Oregon e l’ha usata come quartier generale per l’organizzazione di una protesta contro lo stato.

Il gruppo, guidato da Ammon Bundy, il figlio di un allevatore del Nevada già noto in passato per le sue battaglie contro i federali, si è barricato nel parco Malheur in difesa di due allevatori che, secondo i manifestanti, sono stati trattati in maniera ingiusta dal governo. I due allevatori dell’Oregon, Dwight Hammond e suo figlio Steven, erano stati condannati a cinque anni di carcere per aver appiccato un incendio doloso sui terreni dello stato.

Dwight Hammond, 73 anni, e suo figlio Steven, 43 anni, sono stati condannati a cinque anni di carcere, la pena minima prevista per un incendio doloso, ma hanno fatto ricorso alla corte suprema, sostenendo che la sentenza era incostituzionale. I due si sono difesi dicendo di aver appiccato il fuoco per distruggere delle piante infestanti. Dwight Hammond ha scontato tre mesi di carcere e il figlio un anno prima di essere rilasciati, ma un giudice federale ha ordinato di nuovo l’incarcerazione dei due all’inizio di gennaio.

Gli Hammond sono tornati in prigione in California il 4 gennaio del 2016. A quel punto gli allevatori armati provenienti da varie zone del paese hanno occupato la riserva naturale e hanno detto di essere disposti anche a uccidere o a essere uccisi se le loro richieste non fossero state prese in considerazione da Washington.

Secondo il quotidiano The Oregonian, il gruppo armato ha avanzato quattro richieste: il rilascio degli allevatori incarcerati, la privatizzazione dei terreni demaniali, l’abolizione dei permessi federali per il pascolo, la gestione della riserva da parte della contea di Harney al posto delle autorità federali.

The Atlantic spiega che dalla prigione Dwight e Steven Hammond hanno preso le distanze dall’occupazione guidata da Ammon Bundy, e che la popolazione locale si è schierata nettamente contro i miliziani antigovernativi, che molti considerano dei fanatici che hanno portato confusione nella comunità.

Chi era l’allevatore ucciso nella sparatoria

Robert “LaVoy” Finicum era un allevatore del nord dell’Arizona, come gli altri aveva il permesso di portare al pascolo il bestiame sui terreni amministrati dal Bureau of land management (Blm) degli Stati Uniti, in alcuni periodi prestabiliti. I suoi problemi con i federali sono cominciati quando è stato trovato al pascolo con i suoi animali sui terreni demaniali nei periodi dell’anno in cui era proibito.

Dal 2014 Finicum ha partecipato alle proteste dei proprietari di terre e degli allevatori dell’Oregon, che accusano il governo federale di essersi appropriato dei terreni dei privati e di chiedere illegittimamente una tassa e dei permessi per l’uso di questi terreni. Da quel momento Finicum ha deciso di non chiedere più i permessi e di non pagare più le tasse per quei permessi.

Con sua moglie Jeanette, Robert “LaVoy” Finicum aveva adottato una cinquantina di ragazzi, anche con problemi psichici, nel suo ranch tramite un’associazione cattolica. Ma da quando ha partecipato alle proteste all’inizio di gennaio, i servizi sociali gli avevano tolto l’affidamento dei bambini.

Il conflitto per la terra nell’ovest Stati Uniti

Negli Stati Uniti occidentali da decenni i proprietari terrieri e gli allevatori si ribellano al controllo delle terre da parte dello stato centrale. Il governo statunitense controlla 640 milioni di acri di terreni, cioè circa un terzo di tutto il territorio del paese. Buona parte di queste terre si trovano nell’ovest: l’84,5 per cento del territorio del Nevada e il 53 per cento dell’Oregon sono controllati dal governo federale. In Idaho, Arizona, New Mexico e California la quota di territorio controllato da Washington è di poco inferiore a quella dell’Oregon, mentre nello Utah si tratta del 57,4 per cento.

Diverse agenzie federali controllano questi terreni demaniali, in particolare il National park service, il Bureau of land managent (Blm) e il Fish and wildlife service. Una parte di questa terra è protetta in quanto area selvatica o parco naturale, ma buona parte viene usata per il pascolo, il taglio della legna, la caccia, la pesca, lo sfruttamento minerario. Ma viene concessa a dei fattori che devono pagare l’affitto e chiedere il permesso per usufruirne. I terreni ufficialmente definiti come parchi nazionali godono di una protezione maggiore. Il paese ha oltre 560 aree selvatiche protette, create per favorire uccelli, pesci, animali vari e i loro habitat.

Gli allevatori dell’ovest da tempo chiedono che il governo federale privatizzi i terreni o li affidi alla gestione delle agenzie locali, negli anni settanta e ottanta un movimento per la privatizzazione delle terre chiamato Sagebrush Rebellion si diffuse in tutto l’ovest e fu appoggiato dal presidente repubblicano Ronald Reagan.

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