11 febbraio 2016 16:06

Il video dell’Afp


L’esercito leale al presidente Bashar al Assad sta conquistando posizioni nel nord di Aleppo, la seconda città della Siria, dalla quale negli ultimi giorni sono scappate migliaia di persone. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani nelle ultime settimane sono morte cinquecento persone, di cui almeno cento civili.

L’offensiva sferrata dall’esercito di Assad, appoggiato dai raid aerei russi, ha determinato il 3 febbraio il fallimento dei negoziati tra opposizione e governo che erano appena cominciati a Ginevra con la mediazione dell’Onu. L’esercito, coperto dai raid aerei russi, ha interrotto tutte le vie d’accesso alla città e impedisce ai gruppi di ribelli di ricevere aiuti umanitari, viveri, carburante e medicinali.

Circa 30mila profughi hanno raggiunto il confine con la Turchia, ma le autorità turche hanno chiuso le frontiere e hanno detto di non essere in grado di accogliere altri profughi. Le organizzazioni umanitarie turche hanno cominciato a costruire campi temporanei sul versante siriano del confine per ospitare i profughi.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il regime è riuscito a riprendere il controllo di diverse città e villaggi intorno ad Aleppo e a interrompere la principale via di rifornimento che collega la città alla Turchia.

Secondo Abdel Rahman, la conquista di Rifaat e di Azaz è essenziale per le forze di sicurezza siriane, che cercano di “raggiungere il confine turco e impedire l’infiltrazione di combattenti e di armi dalla Turchia”.

L’11 per cento della popolazione è stata uccisa o ferita

Il quotidiano britannico The Guardian in un rapporto ha denunciato che le infrastrutture e le istituzioni in Siria sono state “quasi completamente distrutte dall’impatto catastrofico” di quasi cinque anni di guerra. I morti causati dalla guerra, direttamente o indirettamente, sono 470mila, secondo il Centro siriano per la ricerca politica.

Un numero di gran lunga superiore ai 250mila morti dichiarati dalle Nazioni Unite a partire dai dati statistici che sono fermi a 18 mesi fa.

L’11,5 per cento della popolazione del paese è stata uccisa o ferita dal marzo 2011, quando la guerra è scoppiata. Il numero dei feriti è di 1,9 milioni. L’aspettativa di vita è scesa da 70 anni nel 2010 a 55,4 anni nel 2015. E le perdite economiche complessive sono stimate a 255 miliardi di dollari.

Le trattative di pace potrebbero essere riaperte

Gli Stati Uniti chiedono che sia dichiarato un immediato cessate il fuoco in Siria, per riaprire i colloqui di pace, in fase di stallo dal 3 febbraio. La Russia è disposta a fermare le ostilità dal primo marzo, ma Washington teme che in queste tre settimane Mosca voglia aiutare l’esercito siriano a sconfiggere i ribelli e prostrare l’opposizione. Il viceministro degli esteri russo Gennadj Gatilov ha dichiarato che i colloqui di pace potrebbero riprendere prima del 25 febbraio, secondo Interfax.

Le potenze mondiali discuteranno la possibilità di un cessate il fuoco in una riunione in corso l’11 febbraio a Monaco di Baviera. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Raad al Hussein, ha chiesto alle grandi potenze (tra cui Stati Uniti, Iran, Russia e Arabia Saudita), riunite a Monaco, di cercare una soluzione politica al conflitto e di garantire la ripresa dei colloqui di pace il prima possibile.

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