23 settembre 2016 09:56

Per sette anni hanno avuto una relazione burrascosa, caratterizzata da forti tensioni, da recriminazioni e talvolta da offese. Eppure il 21 settembre a New York, in margine all’assemblea generale annuale delle Nazioni Unite, Barack Obama e Benjamin Netanyahu hanno dato prova di grande cordialità offrendo l’immagine di una coppia unita nonostante le avversità.

Malgrado un certo risentimento legato alle posizioni divergenti su importanti problemi diplomatici, tra cui la questione del nucleare iraniano, il presidente statunitense e il primo ministro israeliano sono riusciti a chiudere il loro ultimo incontro in un’atmosfera cordiale, quanto meno in pubblico, osserva il New York Times.

Lo stanziamento di 38 miliardi di dollari di aiuti militari su dieci anni concesso di recente da Washington a Israele – il più importante impegno di assistenza bilaterale nella storia degli Stati Uniti – non è probabilmente estraneo a questo slancio di cordialità reciproca.

Del resto i due leader hanno ripetuto che un “legame indissolubile” li unisce. “Gli Stati Uniti sono il migliore amico di Israele”, ha dichiarato Netanyahu. “La nostra alleanza con Israele è fondata su valori comuni (…) e sul riconoscimento del fatto che è uno dei nostri alleati più importanti”, gli ha risposto il presidente statunitense.

La questione delle colonie israeliane resta aperta
Netanyahu però non è riuscito a convincere Obama che la costruzione di colonie in Cisgiordania (chiamata da Israele Giudea e Samaria) non rappresenti un ostacolo alla pace.

A questo proposito non è escluso che il presidente americano conduca dopo novembre una nuova offensiva al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per non lasciare dietro di sé l’impressione di non aver fatto nulla sulla questione israelo-palestinese, precisa il quotidiano israeliano. Una prospettiva che preoccupa i responsabili israeliani.

Secondo David Horovitz del Times of Israel, tutti i sorrisi, le strette di mano e le dichiarazioni di amicizia non possono cancellare quello che in fin dei conti rimarrà della coppia Obama-Netanyahu: una grande frustrazione reciproca.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it