20 ottobre 2016 19:00

1. Turner prize 2016
Tate Britain, Londra, fino al 2 gennaio 2017
L’ultima edizione del Turner prize, quasi tutta al femminile, è la più peculiare e sconcertante di tutti i tempi. Michael Dean, Anthea Hamilton, Helen Marten e Josephine Pryde raccontano storie attraverso opere impure, porose, piene di curiosità e fantasia. Nell’apertura ricavata in una delle pareti angolate che dividono lo spazio di Helen Marten, è inserito un piano stracolmo di oggetti sul quale giace la metà inferiore di un corpo. La concatenazione accattivante ed esasperante di oggetti e immagini mette in moto la mente in un gioco di associazioni libere, lasciando aperta ogni interpretazione. Anthea Hamilton ha costruito il modello di un progetto di Gaetano Pesce per l’ingresso di un condominio di New York. Un enorme paio di natiche allargate da due mani è inserito in una parete rivestita di carta da parati a mattoncini. Completano l’installazione un vestito di mattoni, stivali infestati di muffe, catene sadomaso decorate con motivi art nouveau: tutto sembra carico di un immaginario perverso e minaccioso. Il treno fermo su un binario morto di Josephine Pryde è una metafora dell’arte contemporanea. La camera bianca di Michael Dean, affollata di spazzatura e di sculture grumose, è un inno alla vita primordiale, un deserto scultoreo popolato da figure buffe e grottesche. Per tutti questi artisti c’è un solo premio: non può che andare all’imperscrutabile inventiva di Marten, che rende la vita meno spoglia e più ricca di stimoli. The Guardian

2. Total proof
Red Bull New York studios, New York, fino al 20 novembre
Nel 1995 l’artista concettuale Mel Chin chiamò la casa di produzione di Melrose Place, la popolare soap opera, per lanciare una provocazione. Cosa succederebbe se un collettivo di artisti fornisse opere d’arte gratuite e oggetti di scena per il set con messaggi su temi come i diritti delle donne, l’alcolismo, la politica estera statunitense o le politiche sessuali? La scenografa della serie accettò la sfida coronando il sogno di ogni artista concettuale di intervenire nel cuore della cultura di massa. L’esperimento durò due anni. A distanza di vent’anni, cento oggetti di scena di Melrose Place ripercorrono due stagioni della popolare serie televisiva. The New York Times

3. The Guerrilla Girls
Galerie Michèle Didier, Parigi, fino al 12 novembre
Le Guerrilla Girls, il collettivo statunitense che si batte contro il mondo dell’arte dominato da uomini bianchi, festeggia trent’anni di attività. Due delle fondatrici, nascoste dietro gli pseudonimi di Käthe Kollwitz e Frida Kahlo, sono state avvistate per le strade di Parigi travestite da gorilla. Uno dei loro interventi più famosi ha trasformato La grande odalisca di Ingres in una figura con la testa di scimmia accompagnata da uno slogan: “Le donne devono spogliarsi per entrare al Metropolitan museum? Meno del 5 per cento degli artisti nelle collezioni del museo sono donne, ma l’85 per cento dei nudi sono femminili”. Libération

Questa rubrica è stata pubblicata il 14 ottobre 2016 a pagina 89 di Internazionale.Compra questo numero| Abbonati

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