19 dicembre 2016 17:03

In attesa della sentenza della corte costituzionale prevista per il 24 gennaio, l’Italicum è al momento la legge elettorale con cui si elegge la camera dei deputati: non contempla il senato perché quando è stata approvata, nel 2015, partiva dal principio che la composizione e la nomina della camera alta sarebbero state modificate dalla riforma costituzionale, poi bocciata nel referendum del 4 dicembre 2016.

L’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, segretario del Partito democratico, ha proposto di tornare a eleggere il parlamento con la legge Mattarella. Ecco cos’è e cosa prevede.

  • La legge prende il nome dal suo relatore, l’attuale presidente della repubblica Sergio Mattarella, ed è stata soprannominata Mattarellum. Nel 1993 sostituì il sistema proporzionale in vigore dal 1946 e rimase valida fino al 2005, quando fu sostituita dalla legge Calderoli, e prevede un sistema elettorale misto.
  • Il 75 per cento dei seggi parlamentari (475 alla camera e 232 al senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico.
  • Alla camera, il restante 25 per cento dei seggi (155) è assegnato con un sistema proporzionale a cui accedono solo le liste che hanno superato la soglia di sbarramento del 4 per cento. Al momento delle voto l’elettore riceve due schede: una per esprimere la preferenza per il collegio uninominale e l’altra per il sistema proporzionale, in cui vota una lista bloccata.
  • Al senato, il rimanente 25 per cento dei seggi (83) viene eletto su base regionale con un recupero proporzionale dei candidati non eletti più votati, attraverso un meccanismo di calcolo chiamato “scorporo”.
  • Con il Mattarellum si è votato nelle elezioni legislative del 1994 (vinte dal Polo delle libertà), del 1996 (vinte dall’Ulivo, appoggiato dall’esterno da Rifondazione comunista) e del 2001 (vinte dalla Casa delle libertà).

Attualmente, per il senato, è invece in vigore il cosiddetto Consultellum, cioè la legge Calderoli (soprannominata Porcellum) modificata dopo la sentenza del 4 dicembre 2013 che ha definito incostituzionali alcune sue parti. Si tratta di un sistema elettorale proporzionale con uno sbarramento dell’8 per cento per i singoli partiti e del 20 per cento per le coalizioni, e privo del premio di maggioranza su base regionale.

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