23 febbraio 2017 19:00

Gabriel Orozco
Kurimanzutto gallery, Città del Messico, fino al 16 marzo
È cominciato come un gioco. Circa cinque anni fa l’artista Gabriel Orozco ha fatto stampare adesivi che imitavano i motivi geometrici dei suoi dipinti astratti: semicerchi e quarti di cerchio rossi, oro, bianchi e blu. Ha rivestito il retro del suo cellulare e ha fatto lo stesso con gli oggetti degli amici. Questo artista tanto acclamato da riuscire a vendere una scatola di scarpe al Moma sta per scoprire quanto valgono per il pubblico i suoi oggetti colorati. In occasione dell’ultima mostra ha trasformato la galleria Kurimanzutto di Città del Messico in un negozio della Oxxo, la catena locale di negozi a basso costo, con registratori di cassa, commessi, distributore di bibite, caramelle, preservativi e carta igienica.

Solo che Orozco ha aggiunto i suoi loghi colorati su trecento prodotti, dalle lattine di birra Dos Equis ai succhi di frutta Jumex, dai pacchetti di Camel alle gomme da masticare Orbit. Tutti i prodotti sono in vendita. I prezzi varieranno nel tempo a seconda della domanda e di quanti esemplari di un determinato prodotto restano. Le edizioni, da tre a un massimo di dieci esemplari, verranno messe sul mercato a 15mila dollari e scenderanno fino a un minimo di 60 dollari (la spesa media da Oxxo) il giorno di chiusura della mostra. Un gioco bizzarro, un modo per far convivere due sistemi diversi: il mercato dell’arte, che punta sull’esclusività, e il mercato dei prodotti di uso quotidiano, che punta sulla diffusione di massa.
The New York Times

Sogni di plastica, Plastic show
Almine Rech, Londra, fino al 25 marzo
Negli anni sessanta la plastica rivoluzionò la scienza, l’industria, il design e l’economia, ma diventò anche il materiale preferito dagli artisti. Mentre David Hockney esplorava il suo sogno californiano in pittura, un gruppo di artisti più tecnologicamente avanzati sperimentava le potenzialità delle resine sintetiche per modellare sculture traslucide, contribuendo alla formazione del movimento Light & Space. DeWain Valentine, l’organizzatore di questa mostra, insegnò tecnologia delle materie plastiche, brevettò la resina con cui modellava le sue sculture e venne messo ai margini dal mercato. Qui ricostruisce la storia di un gruppo di artisti californiani unito da amicizia e spesso agitato da rivalità.
The Telegraph

Giovane arte cinese, Tales of our time
Guggenheim museum, New York, fino al 10 marzo
La Robert H. N. Ho family foundation ha commissionato otto opere ad altrettanti artisti cinesi e taiwanesi, che entreranno nella collezione permanente del Guggenheim, con l’obiettivo di tracciare lo scenario dell’arte contemporanea cinese e offrire un punto di vista generazionale su temi di attualità: il rapporto tra storia e luogo; l’influenza della storia su geografia, paesaggio, architettura; la nozione di appartenenza. I due curatori della mostra hanno contribuito a sviluppare i temi insieme agli artisti, selezionati perché sensibili alle tematiche sociali e attivi a livello internazionale.
Art-radar

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