03 aprile 2017 15:41

Il socialista Lenín Moreno, in testa alle elezioni presidenziali del 2 aprile in Ecuador, è conosciuto per il suo temperamento affabile e la sua capacità di dialogo, che contrastano con il carattere conflittuale del suo carismatico mentore e predecessore Rafael Correa.

Sorridente e tranquillo, Lenín Moreno, 64 anni, si definisce come uomo di dialogo. “Il potere è esercizio d’umiltà, di servizio e non di vanità”, ama ripetere Moreno, che è stato vicepresidente dal 2007 al 2013 e che ha sconfitto l’ex banchiere e candidato della destra Guillermo Lasso.

Diplomato in amministrazione pubblica all’università centrale di Quito, dopo aver cercato di entrare a medicina e psicologia, è impegnato a favore di molte cause. Difensore dei diritti per la dignità dei disabili, ha condotto il primo studio pubblico sulla loro situazione in Ecuador. Lo stesso Moreno è paraplegico a causa di una pallottola che lo ha colpito durante una rapina a mano armata, nel 1998. Moreno diventerà quindi il primo presidente sulla sedia a rotelle in Ecuador.

La sua umanità e l’impegno a favore degli invalidi hanno fatto sì che fosse candidato al premio Nobel per la pace nel 2012. L’anno successivo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, lo ha scelto come Inviato speciale sulla disabilità e l’accessibilità. Da quando ha presentato la sua candidatura, nell’ottobre del 2016, ha viaggiato di continuo tra Quito e Ginevra.

Moreno si dice partigiano di una politica della mano tesa e potrebbe così ripristinare i rapporti con quei settori che sono tutt’oggi contro il presidente uscente

Anche se ritiene che sia necessario un nuovo approccio per governare, Moreno si è detto pronto a continuare la “rivoluzione cittadina” promossa da Rafael Correa più di dieci anni fa, per portare avanti un “socialismo del ventunesimo secolo”.

L’analista Simón Pachano lo descrive come collocato “a sinistra in termini economici, ma conservatore riguardo ai valori”. L’esperto di politica Franklin Ramirez aggiunge che all’inizio della sua campagna, Moreno si presentava anche come un anti Correa.

Il suo programma elettorale, intitolato “Tutta una vita”, pone l’accento sulla lotta contro la violenza familiare, sui problemi legati alla malnutrizione, sulle madri di famiglia e gli anziani. Il candidato di Alianza país si è impegnato a rendere il futuro ancora migliore. Ma c’è chi, tra cui lo stesso Ramirez, stima che “Lenín Moreno genera confusione e incertezza”, e che “il suo messaggio non è stato molto chiaro”.

Descritto dall’ex presidente Correa come affabile e conciliatore, il futuro presidente si dice partigiano di una politica della “mano tesa” e potrebbe così ripristinare i rapporti con quei settori che sono tutt’oggi contro il presidente uscente.

L’arma dell’umorismo
In questi ultimi dieci anni, Rafael Correa non ha smesso di confrontarsi con vari settori, tra cui il mondo degli affari, non esitando a distruggere pubblicamente i giornali che non gli piacevano, a espellere funzionari statunitensi e a sfidare le multinazionali.

Moreno, che spiega di aver sconfitto la sua paralisi con l’umorismo, ama far ridere e riempie i suoi discorsi di convenevoli e battute. È peraltro autore di una decina di libri, tra i quali “Essere felici è facile e divertente”, “ Non siate malati, ridete” o “Le migliori battute del mondo”.

Secondo lui la politica è “l’arte di servire la collettività, anche con sacrificio”. Uno dei suoi ex collaboratori, Xavier Torres, presidente del Consiglio nazionale dei disabili (Conadis), l’ha descritto all’Afp come “molto esigente” nel lavoro, “non ama i conflitti” e agisce “sempre tenendo in considerazione l’essere umano”.

Lenín Moreno è nato il 19 marzo 1953 a Nuevo Rocaforte, provincia amazzonica di Orellana (nell’est dell’Ecuador) vicino alla frontiera con il Perù, in una famiglia di classe media, che si è trasferita a Quito qualche anno dopo la nascita di Moreno. È sposato da quarant’anni con Rocío González. In famiglia lo chiamano “Boltaire”, il suo secondo nome, omaggio al filosofo francese Voltaire con la B dovuta a un errore all’anagrafe.

(Traduzione di Martina Ciai)

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