07 aprile 2017 12:52

Alle 4.40 (ora locale) del 7 aprile, gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili contro una base militare siriana. L’operazione è stata autorizzata dall’amministrazione Trump in seguito all’attacco chimico contro Khan Sheikhun, in cui sono morti almeno 70 civili. Secondo le autorità siriane nel raid sono morte nove persone.

L’attacco statunitense, il primo condotto contro il governo di Bashar al Assad dopo l’inizio della guerra civile, sei anni fa, è stato lanciato da due portaerei che stazionano nel Mediterraneo e ha colpito la base di Shayrat, vicino a Homs, da cui si suppone siano partiti gli aerei che hanno colpito Khan Sheikhun. Finora gli Stati Uniti avevano bombardato solo obiettivi legati al gruppo Stato islamico.

Fonti militari statunitensi affermano che l’obiettivo è stato raggiunto e le installazioni dell’aviazione siriane sono state seriamente danneggiate. Prima dell’attacco, inoltre, sarebbe stata avvisata la Russia.

Trump ha detto in un discorso ufficiale tenuto dalla sua residenza a Mar-a-Lago in Florida che l’azione era vitale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti e ha fatto appello “a tutte le nazioni del mondo civilizzato” a unirsi per mettere fine ai massacri in Siria e al terrorismo.

Il video del discorso di Donald Trump, 6 aprile 2017.

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L’attacco ha scatenato reazioni internazionali molto diverse.

  • Il presidente russo Vladimir Putin l’ha definito un’aggressione contro uno stato sovrano, una violazione delle norme del diritto internazionale e un grave pregiudizio per le relazioni tra Mosca e Washington.
  • Anche l’altro alleato di Damasco, l’Iran, ha condannato il raid. Secondo un portavoce del ministero degli esteri, utilizzare il pretesto delle armi chimiche per condurre azioni unilaterali è pericoloso.
  • La Cina chiede di evitare l’uso della forza.
  • Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Israele, Turchia, Arabia Saudita, Giappone e Nuova Zelanda hanno appoggiato l’azione statunitense, giudicandola proporzionata. Parigi e Berlino, inoltre, sarebbero state avvisate in anticipo. L’Italia ha approvato l’azione, ma ha chiesto di riaprire al più presto le discussioni presso le Nazioni Unite.

Cos’era successo a Khan Sheikhun

Il 6 aprile, due giorni dopo l’attacco chimico che ha causato almeno 86 morti, il corrispondente del Guardian Kareem Shaheen è stato il primo giornalista di un quotidiano occidentale a visitare Khan Sheikhun. Shaheen parla di “una città fantasma, con le strade deserte e silenziose. L’unico segno dell’attacco del 4 aprile è un cratere piccolo e nero nella parte settentrionale della città, dov’è caduto un razzo che trasportava sostanze chimiche”.

I sintomi accusati dalle vittime sono compatibili con quelli dell’esposizione al sarin, un agente nervino già utilizzato dal governo siriano nell’agosto del 2013 su un’area intorno a Damasco. Allora le vittime furono circa 1.400. Dopo quell’episodio Damasco decise di distruggere il suo arsenale chimico.

Secondo il governo siriano e la Russia, invece, il gas che ha ucciso i civili era fuoriuscito da un impianto di produzione di armi chimiche gestito dai ribelli e colpito dall’aviazione siriana. Tuttavia, scrive Shaheen, vicino al sito dell’attacco ci sono solo un magazzino in disuso e un silos abbandonato da almeno sei mesi. Non si vedono edifici danneggiati di recente da bombe e l’area contaminata parte da una strada dove si trova il cratere causato dalla bomba.

I testimoni locali raccontano che il bombardamento è cominciato dopo le 6.30 di mattina del 4 aprile, con quattro attacchi. I soccorritori, pensando che si trattasse di un attacco tradizionale, sono arrivati sul posto senza maschere e hanno cominciato a sentirsi male, per poi cadere a terra. Anche i civili feriti erano scossi da convulsioni, con la schiuma alla bocca, le labbra blu e molti erano privi di coscienza. I primi pazienti sono stati trasportati in una clinica costruita sul fianco di una parete rocciosa, lavati con acqua e trattati con l’atropina. Ma poco dopo anche il centro medico è stato colpito da un’altra decina di attacchi aerei, che hanno causato gravi danni.

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