14 novembre 2023 08:42

Sui social media cinesi capita sempre più spesso d’imbattersi in un utente che si fa chiamare momo e ha come immagine del profilo un animale che sembra uscito da un cartone animato: una specie di dinosauro rosa, con una grande testa, le guance arrossate, piccoli artigli e placche sulla schiena.

Compare nei commenti sotto un post o nei forum, e può sostenere opinioni completamente opposte, mandando in confusione chi legge. Dal profilo non si riesce a capire se sia un uomo o una donna, quanti anni abbia o cosa faccia nella vita. Questo perché momo/il dinosauro rosa non è una ma tante persone, decine di migliaia. In gran parte sono ragazzi e ragazze che hanno scelto di avere un’identità online comune e anonima per parlare liberamente, sottrarsi alle reazioni aggressive e proteggere la propria privacy.

Non hanno inventato loro il nome e l’avatar: momo era lo pseudonimo predefinito che piattaforme come Douban e Xiaohongshu assegnavano agli utenti quando aprivano un account, e poi è diventato popolare tra chi voleva spettegolare sui personaggi famosi senza essere ricoperto d’insulti. Da lì è dilagato su forum e discussioni che affrontano qualsiasi tema.

Emily Yuan, una studente delle superiori che vive nel Guizhou, una provincia nel sudovest del paese, usa i social più famosi come WeChat e Weibo per raccontare ad amici e familiari quello che fa a scuola. Ma su Douban e Xiaohongshu è momo, e interviene su tutto, dal k-pop al femminismo (in Cina, tra l’altro, l’hashtag #MeToo è vietato, per cui anche per confrontarsi online sulle molestie sessuali subite dalle donne si ricorre a un espediente: la parola mitu, che letteralmente significa coniglietto di riso, o il suo equivalente emoji 🍚🐰).

Il sito Rest of world riporta le parole di Yuan, come quelle di alcuni studenti universitari e di giovani lavoratori, che entrando nel momo collettivo hanno la possibilità di confrontarsi sulle loro difficoltà senza provocare l’ira dei capi o dei funzionari della Lega della gioventù comunista, la principale organizzazione politica giovanile in Cina.

Secondo alcuni momo, con una comunità unita l’internet cinese può diventare uno spazio più tollerante e inclusivo. Ma ognuno ha una sua idea di come dev’essere questa comunità e cosa può dire. Certi, spiega l’Mit Technology Review, pretendono che le persone che usano l’avatar s’impegnino nelle stesse cause e, visto che non può essere sempre così, attaccano apertamente chi non la pensa come loro. Allo stesso tempo, l’anonimato permette di esprimersi senza freni. Le divisioni si riflettono anche sul povero dinosauro rosa: qualche utente lo ha colorato di blu e lo ha circondato di bolle, qualcuno lo ha ricoperto di vestiti, qualcun altro lo ha ingrigito e gli ha messo in mano un martello.

Questo testo è tratto dalla newsletter Doposcuola.

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