18 ottobre 2023 13:18

“Passando un po’ di tempo nel centro di Città del Capo di sabato o domenica mattina, in particolare intorno a Bree street, non è difficile accorgersi della crisi abitativa. Non c’è quasi nessuno che vive nel centro, non ci sono famiglie e comunità che vivono quegli spazi”. Il sito Africa is a country pubblica un approfondimento sulla diffusione di Airbnb a Città del Capo, in Sudafrica. Come racconta l’autrice Simone Cupido, il sito di affitti a breve termine ha registrato per la città ai piedi della Table mountain già circa 21mila annunci, più di quelli di Amsterdam, Singapore e San Francisco messi insieme. Per numero di alloggi messi in affitto sulla piattaforma, Città del Capo ha superato Berlino e Barcellona, dove l’ascesa di Airbnb ha costretto le amministrazioni locali a prendere provvedimenti per non stravolgere la natura delle loro città.

Le autorità sudafricane, spiega Cupido, non sono state altrettanto sollecite. Il ministero del turismo ha fatto sapere di aver intenzione di coinvolgere Airbnb per sviluppare delle normative per il settore. Al momento, la ministra Patricia De Lille afferma di non aver abbastanza dati a disposizione per poter pensare a delle restrizioni. Tuttavia, secondo l’autrice, sarebbe il momento di agire prima che sia troppo tardi.

Il turismo è sicuramente un’importante fonte di reddito per il Sudafrica in generale, e Città del Capo in particolare, ma questa è anche una città di forti disuguaglianze con una situazione abitativa critica, dovuta in particolare alla carenza di alloggi a prezzi moderati. Tra i nuovi edifici che vengono progettati e costruiti ce ne sono alcuni pensati solo e appositamente per gli affitti a breve termine, soprattutto nei quartieri più esclusivi della città, come Sea Point. “Il Sudafrica non è preparato né dotato di risorse per affrontare la ‘airbnbificazione’ dei suoi centri urbani. Il rischio è aggravare le disuguaglianze, disgregare le comunità e decimare le industrie locali, perpetuando l’apartheid sul territorio”.

Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.

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