20 febbraio 2015 08:45

La Francia ne parlava a mezza voce da due anni, ma ora il suo ministro della difesa l’ha detto forte e chiaro. Ai suoi colleghi europei, riuniti giovedì a Riga, Jean-Yves Le Drian ha chiesto di condividere i costi finanziari dell’azione militare francese in Africa e Medio Oriente, sottolineando che oggi non esiste più alcuna distinzione tra la sicurezza interna e quella esterna e che di conseguenza il peso della sicurezza dell’Europa dev’essere diviso equamente.

“Vi invito alla solidarietà”, ha dichiarato Le Drian rivolgendosi agli altri 27 ministri dell’Unione. Questa dichiarazione, che per il momento non si è tradotta in una corsa al libretto degli assegni, è il simbolo del nuovo ruolo che la Francia ricopre sulla scena internazionale.

Da quando l’avventura irachena e il fiasco afgano hanno placato l’appetito degli Stati Uniti per gli interventi all’estero, la Francia si è proposta come garante della stabilità internazionale e come paese in prima linea nella lotta contro il terrorismo jihadista. Parigi è intervenuta in Mali e nella Repubblica Centrafricana, ha organizzato la mobilitazione degli eserciti africani contro Boko haram e ha (invano) chiesto di punire militarmente il regime siriano prima che i miliziani dello Stato islamico, com’era prevedibile, approfittassero dell’immobilità delle democrazie occidentali e diventassero la minaccia che sono oggi.

Mentre il Regno Unito, l’altra grande potenza militare dell’Unione, si è defilato dopo essersi scottato in Iraq al fianco di George W. Bush, la Francia ha inviato l’esercito a Baghdad e a Bangui. Raramente i francesi sono stati così attivi sulla scena militare internazionale, ed è anche per questo che ormai ricevono ripetuti apprezzamenti dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti, dal Qatar e dall’Egitto, paesi sunniti preoccupati dalla scelta degli Stati Uniti di appoggiarsi all’Iran sciita per combattere lo Stato islamico e ripristinare la stabilità del Medio Oriente.

Molto più ottimista degli americani riguardo al nucleare iraniano, la Francia sta diventando un sostituto di Washington per i regimi sunniti, che di conseguenza le aprono i loro mercati militari e civili, come dimostra la vendita dei caccia Rafale all’Egitto. Tutto questo è molto utile per il commercio estero della Francia, per la sua presenza in Medio Oriente e per il suo esercito, che non potrebbe contare su un’industria degli armamenti solida se le esportazioni non ne assicurassero l’equilibrio finanziario.

Il peso e l’influenza della Francia sono aumentati, ma questo nuovo ruolo nella lotta ai jihadisti dello Stato islamico grava molto sulle sue finanze. Il bilancio della difesa basta a malapena, ed è per questo che Parigi ha chiesto agli altri paesi dell’Unione di mettere mano al portafogli. La richiesta potrebbe anche essere esaudita, perché il dramma ucraino e il caos africano e mediorientale hanno finalmente spinto l’Europa a riflettere sulla sua sicurezza.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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