26 maggio 2015 09:12

L’iniziativa risale all’autunno scorso, quando i leader europei avevano chiesto ai quattro presidenti – della Commissione europea Jean-Claude Junker, del Consiglio europeo Donald Tusk, dell’eurozona Jeroen Dijsselbloem, e della Banca centrale Mario Draghi – di preparare un rapporto sul futuro e il rafforzamento dell’Unione monetaria in vista del Consiglio europeo di fine giugno.

L’obiettivo di fondo era quello di porre fine all’aberrante anomalia che caratterizza i paesi dell’eurozona, che hanno una moneta unica ma 18 linee economiche, politiche e sociali diverse e spesso contraddittorie. Questa anomalia è il frutto di una pratica ricorrente nel progetto europeo, ovvero quella di introdurre le novità (in questo caso la moneta unica) nella convinzione che in un secondo momento provocheranno un avanzamento sulla via dell’unità.

Inizialmente questo approccio ha funzionato. La creazione del mercato comune ha reso necessaria l’elaborazione di regole e la creazione di nuove istituzioni comuni, che a loro volta hanno portato alla nascita dell’euro. Il problema è che dopo questo enorme passo in avanti (con le relative tensioni) il progresso si è fermato e nessuno ha più osato proseguire, soprattutto dopo il rifiuto del progetto costituzionale.

L’iniziativa dei leader europei è stata accolta bene, e lo è ancora di più oggi che il Regno Unito cerca di ridurre l’Unione a una semplice zona di libero scambio mentre i cambiamenti negli scacchieri politici nazionali frammentano gli stati membri e minacciano di paralizzare il processo decisionale europeo, già lento e pesante di per sé.

Ma a che punto siamo con l’iniziativa comune? Tutto si deciderà al Consiglio di fine giugno, ma la volontà di andare avanti è chiara. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha deciso di coinvolgere anche il parlamento europeo nella persona del suo presidente, Martin Schulz. Gli stati membri stanno inviando i loro contributi ai presidenti (diventati ormai cinque) e le proposte sono particolarmente ambiziose, soprattutto quella di Italia e Portogallo.

Francia e Germania hanno inviato un contributo congiunto per chiedere l’elaborazione di una politica economica comune a tutta l’eurozona e hanno annunciato nuove proposte entro la fine dell’anno prossimo. L’idea di fondo è quella di passare dalle regole di bilancio comuni alle politiche comuni in materia di fiscalità, protezione sociale e investimento, in modo da lasciarsi alle spalle l’attuale anomalia.

Se tutto questo si concretizzerà (difficile, ma non impossibile) ci avvicineremo a un’Europa a due velocità, un’Europa politica costituita dall’eurozona all’interno dell’Europa del libero mercato sostenuta dai britannici.

Sarebbe un’ottima soluzione, ma mancherebbero comunque progetti più leggibili e capaci di generare un’adesione immediata da parte dell’opinione pubblica, come per esempio l’Europa della difesa e quella dell’istruzione. Oggi dobbiamo riflettere su questa necessità e farlo alla svelta, prima che il divorzio tra l’Europa e gli europei faccia crollare l’Unione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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