29 maggio 2015 09:17

Siete un capo di stato, mentite e le prove delle vostre menzogne cominciano a moltiplicarsi. Che fare? Chiedete a Vladimir Putin, lui ha la soluzione. Da un anno almeno i portavoce del Cremlino continuano a ripetere che la Russia non ha mai inviato soldati in Ucraina. E la Crimea? Quella è un’altra storia, perché la Crimea è sempre stata russa (anche se non lo era più da sessant’anni), ma in Ucraina non ci sono soldati russi.

Nessuno ha creduto a questa versione (tranne quelli che volevano crederci perché considerano Putin un difensore di chissà quali valori) ma comunque non c’erano prove di questa evidente negazione della realtà. Almeno fino al 17 maggio scorso, quando le autorità ucraine hanno annunciato di aver arrestato, il giorno prima, due russi feriti durante i combattimenti nelle province orientali. Secondo gli ucraini, i due avrebbero ammesso di essere soldati in missione.

Il giorno successivo il ministro della difesa russo ha smentito categoricamente questa versione spiegando che i due uomini “non facevano più parte delle forze russe al momento della cattura” e insinuando che fossero stati torturati per fargli confermare le accuse degli ucraini. Tutto è possibile, perché effettivamente la tortura è diffusa in entrambi i fronti di questa guerra, ma il problema è che i due russi hanno successivamente confermato le tesi degli ucraini.

Prima di tutto l’hanno dichiarato a un giornale russo, e in un secondo momento agli investigatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la neutra e prudente Osce che tenta di imporsi come mediatore in questa crisi. La vicenda è tanto più imbarazzante per il Cremlino se consideriamo che i militanti dell’opposizione russa cominciano ormai a parlare delle tombe dei soldati russi morti in Ucraina.

La storia dei due soldati russi, insomma, è diventata un problema, e la soluzione scelta da Putin è particolarmente elementare. Giovedì il presidente russo ha firmato un decreto che definisce come segreto di stato le perdite dell’esercito russo nel corso di “operazioni speciali” in tempo di pace. Le “operazioni speciali” però non hanno alcuna definizione giuridica, dunque il Cremlino può applicare questa definizione quando gli pare, e naturalmente anche a un’operazione armata in un paese sovrano come l’Ucraina.

Dopo la quasi totale interdizione delle ong russe, la difesa delle libertà perde sempre più terreno a Mosca. Nel frattempo, nella giornata di martedì, Marine Le Pen è arrivata in Russia per parlare della situazione internazionale e soprattutto dell’Ucraina con il presidente della duma, il parlamento russo. Le Pen ha smentito la tesi secondo cui avrebbe approfittato dell’incontro per chiedere nuovi prestiti ai russi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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