20 novembre 2015 09:16

Il 18 novembre i capi dello stato maggiore di Russia e Francia hanno dialogato per un’ora, per la prima volta dall’inizio della crisi ucraina. L’obiettivo di questo incontro era quello di coordinare gli attacchi contro i jihadisti del gruppo Stato islamico (Is).

Ci stiamo avvicinando alla “grande coalizione” di cui ha parlato François Hollande, ma non dobbiamo cantare vittoria troppo presto. Questo riavvicinamento, infatti, non significa che i due paesi abbiano trovato un accordo, anche perché restano due problemi sostanziali da superare.

Il primo è che la Russia, pur attaccando finalmente l’Is, continua a rivolgere metà delle sue operazioni contro gruppi di ribelli siriani che non hanno alcun legame con il terrorismo e il cui unico torto, agli occhi di Mosca, è quello di opporsi a Bashar al Assad.

Mosca continua a bombardare le forze d’opposizione che vorrebbe portare al negoziato con Damasco

Fino a quando il Cremlino proseguirà su questa linea la Francia non potrà formare una coalizione con i russi, e lo stesso vale per gli Stati Uniti, i paesi sunniti e gli altri europei. Una coalizione degna di questo nome presuppone una convergenza di obiettivi militari e politici, e ancora non ci siamo arrivati.

Il secondo problema è che la Russia pretende che la coalizione rispetti “la sovranità della Siria e le prerogative del suo governo”, come ha dichiarato il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Mantenere questa posizione equivale a pretendere che i membri della coalizione si mettano al servizio di Assad, una richiesta evidentemente inaccettabile. Questo non significa che la coalizione sia morta prima ancora di vedere la luce, ma la situazione resta incerta.

Una richiesta di coerenza

La Russia ha fatto molti passi avanti dopo aver constatato l’estrema debolezza dell’esercito di Assad e dopo che l’Is ha distrutto uno dei suoi aerei di linea nei cieli del Sinai prima di colpire la Francia. Mosca ha ormai accettato l’idea di trovare una soluzione per la Siria attraverso negoziati diretti sotto l’egida dell’Onu tra il regime e i ribelli, e contrariamente al passato non ritiene più che i ribelli siano tutti terroristi.

Le cose sono cambiate, e in meglio, ma Mosca si trova in piena contraddizione perché continua a bombardare le forze d’opposizione che vorrebbe portare al tavolo del negoziato con il regime di Damasco. Questa contraddizione non potrà continuare ancora a lungo.

Le capitali occidentali e sunnite lo sottolineano chiedendo al Cremlino di essere coerente, ed è da qui che Hollande partirà nel suo incontro con Putin previsto il 26 novembre a Mosca. Le alternative sono due: o il presidente francese convincerà Putin ad agire secondo logica rendendo possibile la grande coalizione, oppure avremo solo, per il tempo che servirà, una semplice collaborazione contro l’Is.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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