05 luglio 2016 18:58

Da piccoli c’era sempre chi dopo la conta diceva: non vale. Era difficile convincerlo che il rito s’era svolto e che a chi era toccato era toccato. Anche i cittadini britannici che hanno firmato a milioni per capire come si può rimediare alla Brexit, di fatto è come se dicessero: non vale. Ma con le regole democratiche non ci si può comportare come con la conta.

Per quanto brutto sia il risultato – e quello del referendum britannico lo è – è meglio evitare di dire: rifacciamo. Se si sceglie questa strada, bisogna onestamente ammettere che la democrazia è d’impaccio. Un pensierino, quest’ultimo, che si va diffondendo a macchia d’olio proprio tra i sinceri democratici.

Il dibattito è il seguente. “Quando la materia è complessa, devono essere i saggi rappresentanti del popolo a decidere, non il popolo”. “Ma se ormai ben mezzo popolo non va più a votare perché crede poco alla saggezza dei rappresentanti?”. “Be’, peggio per quel mezzo popolo, sarà rappresentato contro la sua stessa volontà”. “E se lo stesso mezzo popolo, a tradimento, s’approfitta dei referendum per far danno alla stessa democrazia?”. “Allora i referendum evitiamoli o stabiliamo che il popolo può pronunciarsi soltanto su sciocchezze”.

Siamo a un passo, come si vede, dal governo dei filosofi, che com’è noto non dicono né fanno mai scemenze. O a mezzo chilometro dal dux che vede e provvede per tutti.

Questa rubrica è stata pubblicata il 1 luglio 2016 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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