07 novembre 2013 11:01

*Carlo Cottarelli a Washington nel 2011. (Stephen Jaffe, IMF/Reuters/Contrasto) *

Ha lasciato Washington dopo 25 anni, abbandonando una prestigiosa poltrona da direttore del dipartimento fiscale del Fondo monetario internazionale. Cremonese, laureato a Siena e alla London school of economics, Carlo Cottarelli ha curato programmi di sostegno e assistenza per Regno Unito, Russia, Turchia, Croazia e Albania. A 59 anni, è l’uomo su cui puntano Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni come super commissario della spending review.

Dovrebbe riuscire nel miracolo di trovare negli oscuri meandri della spesa pubblica oltre 10 miliardi di euro da tagliare. Nel mirino del nuovo commissario, che ha firmato un contratto triennale da 300mila euro all’anno, anche società controllate come la Rai. Non si tratta di una revisione della spesa una tantum, ma permanente. Per il suo lavoro Cottarelli deve fare i conti con la mancanza di mezzi e cercarsi il suo staff tra funzionari dei vari ministeri, ma i suoi poteri sono più ampi di quelli concessi al suo predecessore Enrico Bondi. Vuole farsi consigliare a titolo gratuito da esperti e professori universitari.

Pur non escludendo nessuna voce di spesa, il suo piano partirà dai cento miliardi di spesa riducibile individuati dall’ex ministro Pietro Giarda. Passerà al setaccio i costi della difesa e della sicurezza nelle regioni, i 14 miliardi spesi annualmente per polizia e carabinieri e le sovrapposizioni nella spesa della macchina pubblica. Accenderà un riflettore sui contributi pubblici e le agevolazioni fiscali alle imprese già criticate aspramente da Francesco Giavazzi. Il nuovo sceriffo finanziario non si limiterà agli obiettivi di risparmio fissati dalle legge di stabilità: 3,7 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 nel 2017.

Tra dieci giorni illustrerà il suo piano di lavoro in parlamento. I primi risultati concreti sono attesi in primavera. Nessuno dubita che un esperto del calibro di Cottarelli riuscirà a scoprire parecchi miliardi di spesa inutile. Ma il vero problema nascerà dopo, quando i settori colpiti erigeranno le solite barricate, cercando alleanze fra le forze politiche per sventare i tagli minacciati. E si ripeteranno le proteste già viste contro l’abolizione delle province e la chiusura dei piccoli tribunali e mini-ospedali. E dilagheranno i campanilismi come quello contro l’accorpamento delle sedi Inail di Macerata e Ascoli Piceno. Solo allora si vedrà se questo governo traballante (sempre che resisterà) avrà la forza di tagliare finalmente una spesa pubblica gonfiata fino a 800 miliardi e cresciuta del 70 per cento negli ultimi 16 anni.

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