15 maggio 2017 18:17

In pochi giorni un colpo di scena ha trasformato profondamente la situazione politica in Austria. Logorato dalla lunga crisi interna si è dimesso Reinhold Mitterlehner, segretario del Partito popolare austriaco (Övp), ministro dell’economia e vicecancelliere. Sarà sostituito dall’appena trentenne astro nascente Sebastian Kurz, che domenica sera in una seduta urgente del direttivo ha imposto al proprio partito un vero e proprio diktat per assumere la segreteria.

E il partito lacerato da controversie interne gli ha concesso un potere assoluto che equivale all’abolizione della democrazia interna: mano completamente libera per la nomina della squadra di governo, potere assoluto nella stesura del programma e delle liste anche a livello regionale, scioglimento della coalizione di governo con i socialdemocratici del cancelliere Christian Kern e nuove elezioni in autunno.

Kurz ha imposto al suo partito, fondato nel 1945, persino la rinuncia al proprio nome: la Volkspartei andrà alle elezioni con il nome Lista Sebastian Kurz - Nuova Övp. Una metamorfosi radicale sul modello Macron – Austria en marche! – che presenta lo stesso numero di candidati uomini e donne.

L’unica certezza è la fine della grande coalizione tra socialdemocratici e popolari, due partiti che si detestano pur governando insieme

Il miracolato di questa rivoluzione è il Partito della libertà austriaco (Fpö) di Norbert Hofer, formazione di estrema destra sconfitta per pochi voti da Alexander Van der Bellen alle elezioni presidenziali del dicembre del 2016.

L’unica certezza politica ora è la fine definitiva della grande coalizione tra socialdemocratici e popolari, due partiti che si detestano pur governando insieme da decenni. Il 15 maggio Kurz ha incontrato Kern e Van der Bellen per decretare l’eclissi della coalizione e chiedere “una campagna elettorale breve e corretta da settembre”. Subito dopo si andrà a elezioni anticipate. Con contorni alquanto surreali e un’unica certezza: che il Partito della libertà – antieuropeo e xenofobo – andrà comunque al governo, a prescindere dai risultati del voto.

Nei sondaggi popolari e socialdemocratici sono appaiati al 28 per cento, l’Fpö segue con un distacco minimo di due punti. Kurz, molto popolare in Austria, a trent’anni ha buone possibilità di diventare il capo del governo più giovane dell’Unione europea. Sull’immigrazione e sulle necessarie riforme dell’Unione è su posizioni intransigenti, anche se ha dei modi gentili e usa un vocabolario meno radicale del Partito della libertà. Anche il cancelliere socialdemocratico Kern preferisce una coalizione con la destra radicale come quella che sta già governando la regione orientale del Burgenland.

Dopo il direttivo di domenica sera il Partito popolare non sarà più lo stesso. Con il suo colpo di mano Kurz ha letteralmente spezzato il tradizionale potere dei nove presidenti regionali, considerati da sempre come una sorta di ministri ombra. E ha messo fine allo strapotere delle confederazioni regionali di industriali, artigiani, agricoltori e dei sindacati. Una decisione finora inimmaginabile.

Tra breve sarà fissata la data delle elezioni politiche anticipate che si terranno in autunno. Teoricamente Kurz, il cancelliere Kern e il capo della destra radicale Heinz Christian Strache hanno le stesse possibilità di vincerle, dato che i loro partiti navigano intorno al 30 per cento. Con un aspetto paradossale: se Sebastian Kurz sarà sconfitto, la sua brillante carriera finirà come una meteora. Se perde Kern, dovrà dimettersi da cancelliere. Ma se perderà Strache, andrà comunque serenamente al governo.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it