20 febbraio 2015 16:37

Blur, Go out
Ieri a sorpresa i Blur hanno annunciato l’uscita del nuovo album, The magic whip. Damon Albarn e compagni hanno fatto la conferenza stampa in un ristorante cinese di Soho. Non è un caso. Il nuovo disco (registrato in cinque giorni a Hong Kong) è stato molto influenzato da alcuni viaggi in Asia (una delle canzoni si intitola Pyongyang ed è ispirata alla Corea del Nord, per esempio). Il primo singolo, Go out, in realtà è un classico brano alla Blur, costruito sulla voce scanzonata di Albarn e le chitarre schizofreniche di Coxon. Bentornati negli anni novanta.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Kendrick Lamar, The blacker the berry
Se c’è un nome caldo nel panorama dell’hip hop statunitense contemporaneo, è quello di Kendrick Lamar. Lontano dal divismo di Kanye West, e dallo spirito imprenditoriale di Jay-Z, Lamar fa musica di successo mantenendo una buona integrità morale e artistica. The blacker the berry, secondo pezzo estratto dal nuovo album ancora senza titolo, è un rap old school. Il testo è un atto d’accusa contro il razzismo negli Stati Uniti, che non risparmia critiche alla stessa comunità nera: “So why did I weep when Trayvon Martin was in the street? When gang banging make me kill a nigga blacker than me? Hypocrite!”, recita il verso finale. La morale è: se da una parte è giusto indignarsi per la violenza della polizia contro gli afroamericani, dall’altra non si può ignorare quelle delle gang. Chapeau a Kendrick per il coraggio.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Sufjan Stevens, No shade in the shadow of the cross
Il 31 marzo il cantautore statunitense Sufjan Stevens tornerà con il suo primo album in cinque anni, intitolato Carrie & lowell. Il primo singolo estratto è questa soffice ballata acustica, No shade in the shadow of the cross.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Beyoncé e Gary Clark Jr., Higher ground
La scorsa settimana a Los Angeles c’è stato un concerto in onore di Stevie Wonder. Hanno partecipato, tra gli altri, Lady Gaga, Pharrell Williams, Ariana Grande e Janelle Monáe. Ma la performance migliore è stata quella di Beyoncé, che ha cantato Fingertips, Master blaster e Higher ground con la collaborazione di Ed Sheeran e Gary Clark Jr. Certo, un po’ di effetto karaoke salta fuori, ma dal punto di vista vocale e della presenza scenica miss Knowles è impressionante.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Father John Misty, Heart-shaped box
Di Father John Misty, e del suo album I love you Honeybear, ho scritto qualche settimana fa. Stavolta l’ex batterista dei Fleet Foxes ha deciso di affrontare un classico dei Nirvana, in esclusiva per la radio statunitense SiriusXM. Un pezzo difficile, affrontato nel modo giusto.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it