03 febbraio 2017 19:28

Depeche Mode, Where’s the revolution
Negli ultimi tempi sembra esserci un risveglio della musica di protesta anche nel mondo del rock e del pop. La crisi economica mondiale, la Brexit, l’avanzata dei populismi e soprattutto l’elezione di Donald Trump hanno fatto riscoprire a molti musicisti la voglia di impegnarsi in modo esplicito. Gli Arcade Fire e i Gorillaz sono solo gli esempi più recenti. Alcuni, come Bruce Springsteen, non hanno mai smesso di farlo e non deve sorprendere che il Boss la settimana scorsa abbia fatto un appello alla “nuova resistenza americana”. Anche i Depeche Mode, a quanto pare, hanno preso questa strada. La band di Dave Gahan ha scelto di anticipare il nuovo album Spirit, in arrivo il 17 marzo, con questo brano dai toni barricaderi. Il pezzo, costruito su una melodia blues/gospel che in parte ricorda le atmosfere di Delta machine e le collaborazioni di Dave Gahan con i Soulsavers, è un attacco frontale ai governi “drogati di patriottismo” (ce l’hanno anche loro con Trump?). Nel ritornello Gahan canta: “Dov’è la rivoluzione? Forza gente, mi state deludendo”. La seconda parte della canzone ricorda un po’ lo stile di Violator, il disco del 1990, e si conclude con un appello a salire sul treno che sta arrivando, metafora del cambiamento. È un vecchio trucco della musica nera, Curtis Mayfield l’ha usato per scrivere il capolavoro People get ready. Prima impressione a caldo su Where’s the revolution? Testo un po’ telefonato, ma il pezzo non è male.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Bob Dylan, I could have told you
La fase nostalgica di Bob Dylan non si ferma. Il premio Nobel per la letteratura (fa ancora un po’ strano scriverlo, nonostante tutto) sta per pubblicare un nuovo album intitolato Triplicate. Un disco triplo da trenta canzoni. Niente inediti, anche stavolta. Triplicate è il terzo omaggio consecutivo al Great american songbook, le canzoni nate nei vecchi teatri di Broadway e nella cosiddetta Tin Pan Alley, una zona di Manhattan che tra le fine dell’ottocento e l’inizio del novecento ospitava compositori ed editori musicali ed è diventata in seguito metafora dell’intera industria musicale statunitense. Questo repertorio, firmato da compositori come Burt Bacharach e George Gershwin, ha fatto le fortune di Frank Sinatra e di tanti altri cantanti. Con Triplicate Dylan sembra voler chiudere la trilogia, accarezzando questi vecchi brani con la sua voce ormai rotta dal passare del tempo. Grazie Bob, ma forse può bastare. Facci un disco folk adesso, dai.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Tinariwen, Assàwt
La musica dei Tinariwen viene dal deserto del Mali, ma scende a compromessi con la tradizione del rock e del blues occidentale. Forse è per questo che ha avuto discreto successo in tutto il mondo. Con il passare degli anni, il suono della band tuareg, costretta in esilio dalla guerra che ha colpito il Mali, si è fatto sempre più raffinato. Il nuovo album, intitolato Elwan (Gli elefanti), è stato registrato negli studi californiani Rancho De La Luna, dove negli anni scorsi sono passati Queens of the Stone Age, Unkle, Iggy Pop e Arctic Monkeys. Tra gli ospiti della band maliana stavolta ci sono stati Kurt Vile, Mark Lanegan e altri. Le registrazioni si sono concluse nell’oasi di M’Hamid El Ghizlane, in Marocco. Assàwt, secondo brano estratto da Elwan, gira attorno a un bel riff di chitarra acustica e conferma che la musica dei Tinariwen non difetta mai di vitalità.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Future Islands, Ran
I Future Islands, dal vivo, sono una delle band migliori in circolazione. Il frontman del gruppo, Samuel T. Herring, ha una presenza scenica notevole ed è famoso soprattutto per i suoi assurdi passi di danza. La band di Baltimora ad aprile pubblicherà il suo nuovo album, The far field, a tre anni di distanza dal notevole Singles. The far field è stato registrato insieme a John Congleton (Sleater-Kinney, David Byrne, St. Vincent, Cloud Nothings) al Sunset sound di Los Angeles, storico studio dove hanno registrato Prince e i Beach Boys. Ad anticipare il nuovo disco c’è questo brano intitolato Ran, che dal punto di vista sonoro non si sposta di un millimetro dal lavoro precedente. Forse potevano sforzarsi un po’ di più. La band ha anche annunciato un tour a supporto del disco che, purtroppo, al momento non prevede l’Italia tra le sue tappe.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Spoon, Hot thoughts
Gli Spoon sono una band troppo sottovalutata, soprattutto fuori dagli Stati Uniti. Il gruppo di Austin, Texas, è sulle scene da una ventina d’anni e ha fatto almeno tre ottimi dischi (Girls can tell, Ga ga ga ga ga e Transference). Il cantante Britt Daniel ha una voce graffiante ed è un prolifico autore di canzoni: negli anni scorsi si è divertito anche con il progetto parallelo Divine Fits, insieme a Dan Boeckner degli Wolf Parade. Il nuovo disco degli Spoon uscirà il 17 marzo ed è stato anticipato da questo singolo, un brano rock dalle tinte disco.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it