26 luglio 2012 00:00

David Carr è un reporter del New York Times. Da venticinque anni si occupa di giornali e più in generale di mezzi di comunicazione: web, cinema, radio, tv. È uno dei protagonisti di Page one, un documentario sulla vita del New York Times. Alto, magro, lo si vede spesso fumare fuori dall’edificio che ospita la redazione. Ha 55 anni. Nel 2008 ha scritto The night of the gun, un’autobiografia in cui racconta il suo passato di tossicodipendente.

Come tutti i quotidiani del mondo, il New York Times affronta una fase difficile. Ha deciso di far pagare una parte degli articoli pubblicati sul suo sito, e per ora i risultati sembrano buoni. Dice Carr: “Non c’è mai stato un momento migliore di questo per fare il giornalista”.

Alan Rusbridger è diventato direttore del Guardian di Londra nel 1995. Calmo e riflessivo, ha 58 anni ed è un grande appassionato di musica. Nel tempo libero suona il pianoforte e scrive libri per bambini (finora tre). Le vendite del Guardian sono in calo e i conti sono in rosso: nel 2011 ha perso 50 milioni di euro, più o meno 136mila euro al giorno. Se continua così, tra cinque anni dovrà chiudere. Ma su internet il Guardian va fortissimo, anche perché tutti gli articoli sono gratis: sul web è il terzo giornale più letto del mondo.

Carr e Rusbridger hanno poco in comune, a parte il fatto che amano il loro mestiere. E che domenica 7 ottobre saranno al

festival di Internazionale a Ferrara per parlare del futuro dell’informazione.

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