04 ottobre 2015 11:10

Gianluca Briguglia, L’animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali
Salerno editrice, 96 pagine, 7,90 euro

Nella Politica Aristotele definisce l’uomo un animale per natura sociale (o “politico” o “civile” o “compagnevole”, a seconda delle traduzioni). Questa idea è stata fondamentale in occidente per avviare una riflessione scientifica sulla vita dell’uomo in comunità ed è per questo che si studia molto il momento in cui, intorno alla metà del tredicesimo secolo, quest’opera aristotelica fu nuovamente disponibile a chi leggeva il latino.

Ma anche prima, nel corso del medioevo, la riflessione sulla vita associata non era mai cessata grazie alla disponibilità di altri testi: quelli in cui Cicerone immaginava che in origine i selvaggi erano stati civilizzati da un uomo saggio che li aveva convinti a vivere insieme in pace, o quelli in cui Agostino rifletteva sulla necessità di istituzioni come le leggi e la giustizia in seguito alla disobbedienza di Adamo.

A favorire questa speculazione erano anche i racconti che trattavano di individui considerati un po’ umani e un po’ animali: i passi relativi al gigante Nembrot, fondatore di città e costruttore della torre di Babele, o i testi in cui i padri della chiesa trattavano dei pigmei. Briguglia ne dà conto in questo libro ricco e scorrevole, mostrando come spesso le stesse storie e le stesse idee furono usate per sostenere tesi opposte: mettere in evidenza i vantaggi della vita associata come i suoi pericoli.

Questa rubrica è stata pubblicata il 25 settembre 2015 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Gli animali sociali”. Compra questo numero | Abbonati

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