11 settembre 2016 17:00

Georges Simenon, Il passeggero del Polarlys
Adelphi, 158 pagine, 17 euro

Nella proposta dell’integrale di Simenon, arriva presso Adelphi (che non si decide a far tradurre Il grande Bob, uno dei romanzi più intensi e forse più “attuali”) il primo romanzo non seriale che l’autore pubblicò col suo vero nome.

Scritto nel 1931, esce in volume nel 1932. Simenon ha 29 anni e fino al 1989 darà dozzine di storie tra le più significative del secolo scorso. Quante diligenze, treni, aerei, corriere, camion, navi e navi spaziali hanno accolto personaggi disparati intrecciando storie inquietanti, nella letteratura di ieri, quando il mondo era più piccolo e il viaggio era Avventura e Rivelazione? I più vicini a questo, Ambler, Greene, Christie. E poi cento altri, da John Ford a Cortázar: il viaggio era per Borges, da Omero in poi, una delle due colonne della letteratura, l’altra il delitto. In Simenon ci sono entrambe.

Nel mercantile Polarlys che va in un gelido e nebbioso inverno da Amburgo alla Norvegia, pochi sono i marinai e ancor meno i passeggeri, ma tra loro c’è un criminale, e non sarà facile individuarlo a causa di complicità dirette o involontarie. Protagonista è il capitano, onesto e sconcertato, che si confronta con personaggi che torneranno spesso nell’opera del belga, come il giovane apprendista della vita. Insomma, già col primo romanzo Simenon è Simenon, il grande Simenon.

Questa rubrica è stata pubblicata il 2 settembre 2016 a pagina 80 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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