06 novembre 2016 17:50

Chinua Achebe, Le cose crollano
La nave di Teseo, 202 pagine, 18 euro

Evviva. Esce una nuova traduzione (ottima, di Alberto Pezzotta) del capolavoro assoluto della letteratura africana, più di dieci milioni di copie vendute nel mondo da quando venne scritto nel 1958 in un inglese fitto di parole igbo dal nigeriano Achebe (1930-2013). È considerato da molti (e mi ci metto anch’io) tra i più grandi romanzi che siano mai stati scritti, primo ma autonomo di un ciclo di tre, ed è una vergogna che ad Achebe non sia stato dato il Nobel.

Racconta né più né meno che la fine di un mondo, quello africano sopraffatto dall’invasione coloniale, dalla rapacità dei mercanti e dalla Bibbia (l’uomo politico keniano Jomo Kenyatta scriveva: “Quando vennero i missionari gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia. Ci dissero di pregare con gli occhi chiusi, e quando li aprimmo loro avevano la terra e noi la Bibbia”). Il romanzo narra la distruzione di un mondo, di un ordine, a cui il protagonista Okonkwo reagisce come può, finendo per suicidarsi. Da eroe guerriero forte, famoso e rispettato a miserabile privato di tutto, in un mondo che muta radicalmente e rapidamente, agli inizi del novecento. Tutti dovrebbero leggere Le cose crollano, un libro fondamentale per capire l’Africa e la fine di un ordine e di una fede durati per secoli, aggrediti dall’avidità e dall’ipocrisia coloniali.

Questa rubrica è stata pubblicata il 28 ottobre 2016 a pagina 106 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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