15 gennaio 2017 17:45

C. F. Ramuz, La montagna ci cade addosso
ideafelix, 158 pagine, 20 euro

A fine anno escono solo libri da regalo, meglio dunque cercare nelle riproposte dei classici. Derborence, presentato con un nuovo titolo, è un romanzo incatenante e bellissimo. Lo svizzero francese Ramuz (1878-1947) detestava il bello stile francese come il suo amico ed estimatore Céline, e ricorse al dialetto svizzero e ostico del Vaud per narrare la montagna, partendo qui da un episodio storico: il crollo di un pezzo di monte su un alpeggio, che fece strage di pastori e greggi. Ramuz fu in odore di Nobel, ma la sua aspra scrittura sconcertava, disturbava.

La montagna che cade evoca oggi altre tragedie, una natura in cui la creazione sembra non essere mai finita e che non considera l’uomo suo signore, indifferente alle sue pene. Antoine, un giovane pastore ricompare da Derborence venti giorni dopo la tragedia: un Lazzaro che fatica a riadattarsi alla vita. Gli altri all’inizio lo considerano un fantasma che non trova riposo. Sono le pagine del riconoscimento e del riadattarsi di Antoine alla vita, alla famiglia e alla comunità, a emozionare di più, visto che il tema del sopravvissuto ha oggi nuova vita come conseguenza di una storia ferocemente in azione e di una natura che ci ricorda quanto fragile sia la condizione dell’uomo. Ci si identifica nella vicenda di Antoine, e nelle reazioni dei suoi cari e degli abitanti del villaggio, e la sua storia ci è più vicina che mai.

Questa rubrica è stata pubblicata il 13 marzo 2017 a pagina 90 di Internazionale con il titolo “Storia di un sopravvissuto”. Compra questo numero| Abbonati

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