26 ottobre 2015 16:45

“Non lo sopporto. È un bugiardo”, aveva detto quattro anni fa il presidente francese dell’epoca, Nicolas Sarkozy, al suo collega statunitense Barack Obama a proposito del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Tu sei stufo di lui? Pensa che io me lo devo sorbire tutti i giorni”, aveva risposto Obama. Era una conversazione privata, ma ne siamo giunti a conoscenza perché è stata trasmessa ai giornalisti per errore.

I politici possono deliberatamente ingannare le persone, omettere informazioni vitali, manipolare la verità in mille modi per servire i loro scopi del momento, ma solitamente evitano le bugie plateali. È troppo umiliante essere sorpresi a mentire. Gli altri politici di solito accettano che alcuni dei loro colleghi aggiustino la verità per adattarla ai loro fini, è una delle tristi realtà del loro lavoro. Sanno tutti come funzionano queste cose.

Un regalo ai negazionisti

Quel che aveva spinto Sarkozy e Obama a parlare di Netanyahu in quel modo era stata l’assoluta impudenza e sfacciataggine delle bugie del premier israeliano. Ne ha dato un’altra prova qualche giorno fa, ma stavolta in pubblico.

Nel corso del trentasettesimo Congresso sionista mondiale a Gerusalemme, Netanyahu ha detto che Adolf Hitler ha deciso di sterminare gli ebrei su suggerimento di un palestinese, Haj Amin al Husseini, il gran muftì (un’importante autorità religiosa islamica) di Gerusalemme. Husseini ha incontrato Hitler a Berlino nel novembre del 1941, ha dichiarato Netanyahu (anche se non ci sono resoconti di questo evento), ed è per questo che c’è stato l’olocausto.

“Hitler non voleva sterminare gli ebrei, ma solo espellerli. Poi Al Husseini è andato da lui e gli ha detto: se tu li espelli, verranno tutti qui [in Palestina]”. Secondo Netanyahu, Hitler avrebbe chiesto: “Che cosa dovrei farne allora?”. E il muftì avrebbe risposto: “Bruciali”.

Netanyahu cerca di dimostrare che i palestinesi, semplicemente, odiano gli ebrei per natura

Insomma, sarebbero stati i palestinesi, spinti da un odio malvagio e insensato nei confronti degli ebrei, ad aver ideato l’olocausto. Hitler non è stato che uno strumento nelle loro mani. Gli storici hanno subito denunciato questa falsificazione della realtà storica, e i più indignati sono stati alcuni ebrei, convinti che Netanyhau abbia fatto un grande regalo ai negazionisti dell’olocausto.

La cancelliera tedesca Angela Merkel era talmente sconcertata da dirgli in faccia che è un bugiardo. Trovandosi accanto a lui a Berlino ha dichiarato: “Non c’è alcun motivo di cambiare il nostro modo di vedere la storia, soprattutto su questo argomento. In Germania siamo ben consapevoli delle nostre responsabilità nell’olocausto”. Ma Netanyahu ha continuato a sostenere che è stato Al Husseini a suggerire per primo il genocidio.

I giornalisti esperti sanno che la domanda più utile da porsi quando ci si trova di fronte a una storia implausibile non è “se”, ma “perché” questo bastardo ci sta mentendo. E quindi perché Netanyhau ha detto una cosa simile? E in particolare, perché proprio adesso?

Il motivo è che ha bisogno di dimostrare che la sua politica di creazione e ampliamento d’insediamenti ebraici in Cisgiordania, quel sesto dell’antica Palestina che è ancora a maggioranza palestinese, non è la causa della recente ondata di attacchi contro ebrei israeliani compiuti da giovani palestinesi.

Le cose si stanno facendo piuttosto serie, anche se non si tratta ancora di una “terza intifada”. Nell’ultimo mese dieci ebrei sono stati uccisi da palestinesi. Almeno cinquanta palestinesi sono stati uccisi, compresi gli assassini e gli aspiranti tali. La paura e il sospetto hanno raggiunto livelli tali che, per due volte, degli ebrei hanno ucciso o ferito altri ebrei per errore.

Non pare esserci una regia unica dietro a questi attacchi. La maggior parte degli osservatori ritiene che il fenomeno sia dovuto soprattutto alla disperazione dei giovani palestinesi, che si vedono privati della loro terra e non credono che Netanyahu permetterà mai ai palestinesi di avere un loro stato nei territori occupati.

Abu Mazen sta perdendo la fiducia dei palestinesi

Questo farebbe ricadere tutta la responsabilità delle violenze su Netanyhau, e lui non può accettarlo. Per questo sta cercando di dimostrare che i palestinesi, semplicemente, odiano gli ebrei per natura: “La mia intenzione era dimostrare che i progenitori della nazione palestinese, anche senza un paese e senza la cosiddetta occupazione, senza terra e senza insediamenti, istigavano già sistematicamente a sterminare gli ebrei”.

Secondo Netanyahu, sarebbe stato il leader palestinese Mahmud Abbas ad aver istigato le aggressioni, perché avrebbe diffuso voci secondo cui il governo israeliano vorrebbe permettere agli ebrei di accedere all’Haram al Sharif, l’area che circonda la moschea di Al Aqsa. La moschea è il terzo luogo più sacro dell’islam, ma è anche un luogo sacro agli ebrei, che lo chiamano Monte del Tempio, e queste voci hanno sicuramente contribuito alle aggressioni.

Tuttavia non c’è nessuna prova che dietro queste voci ci fosse Mahmud Abbas, ed è improbabile che egli possa averle incoraggiate: questi attacchi dimostrano, semmai, che il suo popolo non lo ritiene più in grado di ottenere uno stato palestinese.

Non è neanche probabile che l’accordo raggiunto il 24 ottobre ad Amman tra Mahmud Abbas, il segretario di stato statunitense John Kerry e il re Hussein di Giordania – per garantire che non cambino le regole di accesso al luogo sacro – possa bastare a fermare gli attacchi.

Queste voci hanno innescato la violenza recente, ma la situazione è sempre molto infiammabile. Le rivolte palestinesi del 1929 e del 1936, che furono effettivamente sostenute dal gran muftì Al Husseini, riguardavano già la colonizzazione ebraica della Palestina. La questione centrale era la terra, e lo è ancora oggi.

Netanyahu lo sa molto bene. È questo il vero motivo delle sue politiche. Solo che non può permettersi di ammetterlo.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Correzione 27 ottobre 2015
La versione precedente di questo articolo affermava che “non ci sono testimonianze” dell’incontro tra Hitler e Al Hosseini invece che “resoconti”.

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