14 gennaio 2016 20:46

La settimana scorsa l’azienda di cosmetici tailandese Seoul Secret ha lanciato un nuovo prodotto di bellezza, Snowz. Nella pubblicità compariva l’attrice Cris Horwang, una celebrità locale. Horwang ha la pelle chiara e dice: “Nel mio mondo la competizione è feroce. Se non mi prendo cura di me, tutto quello che ho costruito, la bianchezza sulla quale ho investito, potrebbe scomparire”.

La sua pelle diventa quindi sempre più scura, finché Horwang diventa simile agli attori “blackface” d’inizio novecento negli Stati Uniti. La donna si guarda, sconvolta. Poi accanto a lei compare magicamente un’altra bellezza tailandese, con la pelle molto chiara. “Se fossi bianca vincerei”, dice Horwang rivolta a se stessa.

Ma la salvezza è a portata di mano: la sua giovane rivale indica generosamente una confezione di Snowz che appare magicamente tra loro due. Cris s’illumina, e lo stesso accade alla sua pelle. La pubblicità si conclude con lei che sorride di nuovo e dichiara: “Bianca per sempre, sono fiduciosa”.

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In seguito alle numerose proteste, la pubblicità è stata ritirata con “sentite scuse” dalla Seoul Secret, che però non ha fatto lo stesso col prodotto.

Sarebbe stato una follia toglierlo dal mercato, perché le donne asiatiche spendono 13 miliardi di dollari all’anno per i cosmetici che sbiancano la pelle. L’Africa è ancora più estrema: il 35 per cento delle donne sudafricane usa creme sbiancanti. Una percentuale che sale a un incredibile 75 per cento tra le donne nigeriane.

Milioni di persone usano regolarmente questi prodotti, nonostante una serie di effetti collaterali come ocronosi, leucemia, diabete, cancro al fegato e ai polmoni. Ma perché? Cosa c’è di sbagliato nella pelle scura?

Niente, ovviamente. Tutti i nostri antenati erano “bianchi”, anche se non erano ancora esseri umani. Avevano la pelle chiara, come gran parte degli animali dotati di pelliccia, poiché quest’ultima bloccava buona parte della luce solare, e la pelle chiara è sei volte più efficace nel trasformare i raggi ultravioletti (uv) del sole nella vitamina D di cui tutti hanno bisogno.

Il colore della pelle non è né buono né cattivo. È un semplice adattamento alle circostanze geografiche

Quando i moderni esseri umani si sono evoluti hanno perso la loro pelliccia. Dal momento che si sono evoluti nell’Africa equatoriale, dove c’è abbondanza di luce solare, la loro pelle nuda riceveva troppi raggi ultravioletti. I primi umani hanno quindi sviluppato la pelle scura per ridurre la loro ricezione di raggi ultravioletti, diventando tutti “neri”. In seguito alcuni di loro sono emigrati fuori dall’Africa e hanno colonizzato il resto del pianeta, incluse le regioni ad alte latitudini dove i raggi uv contenuti nella luce solare sono molto minori.

Quelli che sono finiti nell’Eurasia del nord sono tornati ad avere una pelle chiara – gli europei a occidente, gli asiatici del nord a nordest – per sfruttare al meglio i pochi raggi uv a loro disposizione. E così finisce la storia: abbiamo finito per avere il colore della pelle più adatto al luogo in cui vivevamo.

I dettagli sono più complicati, naturalmente. La pelle nuda otteneva molti dei raggi ultravioletti che mettono in moto la produzione di vitamina D, che aiuta l’assorbimento di calcio (per ossa e denti) ed è necessaria a vari processi del metabolismo. Ma gli uv provocavano anche la riduzione di un’altra vitamina, la B12, necessaria alla salute del sistema nervoso e ad altri processi di metabolismo fondamentali, rischiando inoltre di provocare gravi scottature solari. La pelle scura ha risolto entrambi i problemi.

Quando i migranti si sono mossi verso nord questi problemi sono scomparsi, perché lontano dall’equatore i raggi ultravioletti arrivano in maniera obliqua attraverso l’atmosfera, e non direttamente verso il basso, e molti di essi vengono assorbiti prima di raggiungere la superficie. Quindi non c’erano abbastanza raggi ultravioletti per sintetizzare la vitamina D, soprattutto d’inverno.

Così l’evoluzione ha fatto retromarcia e circa dieci o ventimila anni fa praticamente tutte le persone che vivevano a nord del Mediterraneo e dell’Himalaya sono diventate chiare di pelle, in modo da sfruttare meglio gli scarsi uv disponibili. E questo è tutto quel che c’è da sapere sul colore della pelle. Non è né buono né cattivo, è semplicemente un adattamento alle circostanze geografiche.

Le persone di pelle scura sono state sconfitte dalla storia per migliaia di anni

Quindi perché esiste un pregiudizio contro la pelle scura? È una questione storica, ma risale a molto prima delle conquiste coloniali europee tra il sedicesimo e il ventesimo secolo. Questo ha lasciato profondissime cicatrici psicologiche, ma le persone di pelle bianca del nord hanno sottomesso quelle con la pelle scura e che vivevano più a sud per migliaia di anni.

Le ragioni sono troppo complesse per essere approfondite qui, ma non avevano niente a che vedere col colore della pelle. (Per una spiegazione possibile si veda il celebre saggio Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond). Tuttavia le persone di pelle scura sono state sconfitte dalla storia per migliaia di anni e la gente ha la tendenza a darsi la colpa per le proprie sconfitte.

Aggiungete a ciò alcuni dettagli come la tratta degli schiavi, gestita da arabi ed europei in Africa, e il fatto che le persone che lavorano all’aperto, e la cui pelle diventa quindi più scura a causa del sole, tendono a far parte delle classi sociali più basse, e avrete una spiegazione del perché il pregiudizio contro la pelle scura sia interiorizzato da molte persone di colore.

Questo pregiudizio, però, sta finalmente scomparendo. La cosa più importante di quell’orrenda pubblicità non è il fatto che sia stata messa in onda, ma che le proteste in Thailandia l’abbiano fatta sparire dalla circolazione.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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