04 gennaio 2016 19:47

“Possiamo tranquillizzare tutte le mamme in Italia, perché non c’è nessuna emergenza”: sono queste le parole di Serena Donati, responsabile del sistema italiano di sorveglianza ostetrica dell’Istituto superiore di sanità di Roma. “Può capitare che anche fenomeni rari come le morti per parto si verifichino in rapida successione in periodi molto brevi”, spiega Serena Donati riferendosi ai cinque casi registrati in pochi giorni. Ma per comprendere il fenomeno occorre osservare i dati nel loro complesso.

“È qui che ci aiuta il nuovo sistema di sorveglianza delle morti materne dell’Istituto superiore di sanità”, spiega Serena Donati. Nato nel 2010 prendendo ispirazione dai sistemi attivi in altri paesi europei come il Regno Unito, la Francia e i Paesi Bassi, il sistema italiano di sorveglianza ostretrica (Itoss) nel 2015 ha monitorato 372 presidi sanitari pubblici e privati in otto regioni italiane. “Il sistema si basa su due approcci: retrospettivo, collegando i registri di mortalità alle schede di dimissione ospedaliera; e prospettico, mediante la segnalazione degli incidenti da parte dei presidi sanitari delle regioni che hanno partecipato al progetto”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Secondo le ultime rilevazioni disponibili il rapporto di mortalità materna più basso è stato registrato in Toscana (4,6 casi ogni centomila nati vivi tra il 2006 e il 2012) e il più alto in Campania (13,4 ogni centomila nati vivi). “Nel mezzogiorno si registra una maggiore incidenza rispetto alle regioni del nord, ma i dati complessivi pongono l’Italia in linea ad altri paesi dell’Unione europea, con circa dieci casi ogni 100mila bambini nati vivi”. Una media che porta l’Italia al di sotto di quella degli altri paesi ricchi, pari nel 2015 a 12 casi ogni 100mila nati vivi secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Un dato statistico che sale a 239 casi nei paesi in via di sviluppo, che da soli coprono il 99 per cento dei casi di mortalità materna nel mondo.

Tra gli obiettivi del sistema c’è quello di identificare le criticità nel sistema sanitario. “Abbiamo stimato in Italia circa 50 casi all’anno di mortalità per parto”, afferma la dottoressa Donati, “e sappiamo che intervenendo sulle criticità possiamo ridurre la mortalità materna di circa il 50 per cento”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Non c’è nessuna emergenza, dunque, ma il numero di morti materne può diminuire e per farlo è essenziale potenziare il sistema di sorveglianza ostetrica. “La nostra ambizione è quella di estenderlo in tutte le regioni d’Italia e iniziare a monitorare altri problemi, come la mortalità prenatale. Oltre ad ampliare i programmi di aggiornamento dei professionisti sanitari sulle aree critiche che emergono grazie alla sorveglianza ostetrica”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it