05 febbraio 2013 13:08

La notizia è rimbalzata subito su tutti gli organi di stampa britannici la mattina del 4 febbraio. Uno scheletro trovato sotto un parcheggio nella città di Leicester sarebbe, “al di là di ogni ragionevole dubbio”, quello di Riccardo III, morto all’età di 32 anni il 22 agosto 1485, durante la battaglia di Bosworth Field.

Brevissimo ripasso di storia. Nel 1455 scoppia la Guerra delle due rose tra il casato dei Lancaster (quello dell’allora re, Enrico VI) e il casato degli York (discendenti da un ramo dei Plantageneti rovesciato nel 1399 dall’usurpatore Enrico IV). Gli yorkisti prendono il sopravvento nel 1460 e insediano sul trono il loro uomo, Edoardo IV. Alla morte improvvisa di quest’ultimo, il fratello Riccardo di Gloucester prima prepara un bell’appartamentino nella Torre di Londra per gli eredi legittimi, il dodicenne Edoardo V e suo fratello di nove anni Riccardo, poi convince il parlamento a passare una legge ad personam (ebbene sì, queste cose succedevano già allora) per dichiarare i due fratelli illegittimi e quindi non idonei alla successione, poi si fa incoronare, il 6 luglio 1483. Dei due principi nella Torre non si seppe più nulla; si presume che furono uccisi su ordine dello zio.

Riccardo III non ha molto tempo per godersi la corona che aveva scippato. Vessato da continue ribellioni e complotti veri o sognati, costretto suo malgrado (poverino) a tagliare teste a destra e a sinistra, alla fine è costretto ad affrontare le truppe del pretendente lancastriano Enrico Tudor sul campo di Bosworth. Riccardo ha il vantaggio numerico, ma il tradimento dei fratelli Stanley – che tennero i loro uomini in disparte senza schierarsi fino all’ultimo momento (ebbene sì, queste cose succedevano già allora) – è il colpo mortale. Disarcionato, circondato dai lancieri gallesi, Riccardo a quanto pare continua a combattere con coraggio fino alla fine. Shakespeare lo dipinge come una specie di Faust che non trae nessun conforto dalla corona per cui aveva venduto l’anima: è per questo che lo fa gridare, in extremis: “Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo”. Secondo una fonte dell’epoca, invece, il re rifiutò il cavallo che gli fu offerto per fuggire.

Il corpo del “cane sanguinario” (per citare di nuovo

Shakespeare) fu spogliato, portato a Leicester e sepolto in fretta e furia nella chiesa di Greyfriars. Chiesa poi distrutta, con l’annesso monastero, sotto Enrico VIII. Per anni non si seppe neppure dove fosse esattamente l’ex chiesa, finché una squadra di archeologi dell’università di Leicester non l’ha individuata sotto l’asfalto di un parcheggio nei pressi della cattedrale.

Un test del dna ha accertato un legame diretto tra lo scheletro trovato nel corso degli scavi e un discendente di Riccardo oggi residente in Canada. Lo scheletro in questione aveva una curvatura della spina dorsale che coincide con quello che sappiamo di un uomo che, sempre secondo Shakespeare, era “deforme, gobbo… plasmato da rozzi stampi”. Inoltre presentava segni di ferite alla testa e al corpo, il che secondo gli esperti dimostra non solo il fatto che Riccardo morì in battaglia, probabilmente dopo un colpo di alabarda, ma anche che i suoi nemici infierirono sul suo corpo dopo la morte. In particolare, un profondo taglio di pugnale alla natica destra poteva essere stato inflitto solo dopo la morte, probabilmente durante il trasporto del cadavere, spogliato dalla sua armatura, a dorso di cavallo, tra Bosworth e Leicester.

E ora? Prima lo scheletro sarà risepolto con tutti gli onori nella cattedrale di Leicester. Poi si aprirà un museo multimediale, una specie di “Richard III Experience”, che consentirà ai visitatori di conoscere meglio un re in piena fase di rivalutazione storica. Scommetterei che la ricostruzione facciale svelata il giorno dopo la conferenza stampa farà bella mostra nel museo: come nel caso di Ötzi, in questo ritrovamento c’è una certa contaminazione tra scienza, turismo e rivendicazioni territoriali. Leicester, città piuttosto grigia ed economicamente depressa delle Midlands inglesi, avrebbe bisogno di un effetto Ötzi. Gli unici italiani che la conoscono, di solito, sono i tifosi di rugby perché, oltre ad avere una grande squadra, schiera anche un grande giocatore italiano, Martín Castrogiovanni – un Ötzi dei nostri giorni.

Intanto qualche spiritoso ha già calcolato quanto gli eredi di Riccardo III dovrebbero pagare al parcheggio che ha ospitato il loro illustre antenato. Sono 192.649 giorni a 18,50 sterline al giorno: quindi 3.564.006,50 sterline in tutto. Speriamo che arrivi il condono.

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