16 giugno 2015 20:38

Lo slogan di una vecchia pubblicità per un rasoio diceva: “La prima lama taglia il pelo e lo solleva, la seconda, prima che il pelo possa rientrare, lo taglia a fondo”. Ma la terza? Domenica 31 maggio le elezioni regionali avevano permesso al Partito democratico di Matteo Renzi se non di gridare vittoria, quanto meno di salvare la faccia: una regione persa (la Liguria) e una guadagnata (la Campania). Prima lama.

Domenica 14 giugno, la sera del secondo turno delle elezioni locali, la situazione è diventata più difficile per la sinistra, che ha ceduto alla destra le sue roccaforti di Venezia e Arezzo. Seconda lama.

Lunedì 15 giugno, alla chiusura delle urne in Sicilia, non c’erano più dubbi: anche Enna e Gela erano cadute. La prima a vantaggio della destra, la seconda nelle mani del Movimento 5 stelle, il vero vincitore insieme alla Lega nord di queste elezioni. Terza lama.

Queste tre giornate elettorali si sono rivelate tre sconfitte per il Pd e per Renzi, che venivano dal trionfo delle europee del maggio 2014, cancellando le speranze del capo del governo che voleva fare di queste consultazioni un’occasione per riaffermare la sua leadership. Non aveva forse riformato il mercato del lavoro e portato a casa la nuova legge elettorale? Cos’è che non ha funzionato?

In un’intervista al giornalista della Stampa Massimo Gramellini, il presidente del consiglio ha spiegato: “Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince”. “Renzi 2”? Secondo il premier ci sarebbe stato un “Renzi 1”, quello che ha preso di slancio la guida del Pd nel dicembre 2013 e che poi sarebbe arrivato machiavellicamente al potere nel marzo 2014. Questo Renzi, che voleva “rottamare” i vecchi cacicchi della politica, piaceva agli italiani e ha portato una ventata di aria nuova.

Ma ora il “Renzi 2”, quello delle istituzioni, del potere conquistato, delle riforme, dei compromessi, dei passi avanti e indietro e anche delle delusioni, ha fatto dimenticare l’originale. La novità che aveva rappresentato si è oggi offuscata. Secondo lui il “Renzi 2” ha fatto troppe concessioni, accettando qua e là dei candidati (scelti con le primarie) che non gli piacevano, ma che ha sostenuto turandosi il naso per non provocare divisioni nel suo partito. Insomma, sarebbe stato troppo gentile, troppo conciliante, troppo politico.

Nel 2016 si voterà a Napoli, a Milano e forse a Roma se il consiglio comunale della capitale dovesse essere sciolto. Sarà la quarta lama? Nel frattempo Renzi avrà forse ritrovato il modello originale dei suoi primi successi, quel “Renzi 1” che si è perso lungo le tortuose strade del potere.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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