15 dicembre 2016 18:01

Leggendo le critiche al primo spin off della saga di Star Wars per il grande schermo (L’avventura degli ewoks era un film tv), sembra evidente che si tratta di un prodotto fatto su misura per i fan. Scrive Peter Bradshaw sul Guardian: “Quasi tutti i momenti scoppiettanti sono collegati direttamente con qualcosa che possiamo riconoscere. Le sequenze invece che sono Rogue One in purezza ogni tanto sono avvincenti, ma nella maggior parte dei casi semplicemente adeguate. Insomma questo è un film fatto apposta per i fan. E per fortuna io sono uno di loro”. Il problema semmai sorge quando in famiglia non tutti sono fan della saga.

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Perché anche chi, per garantire la pax familiare, ha ceduto al Risveglio della forza non è detto che abbia intenzione di cedere ogni Natale. È un po’ quello che suggerisce un’altra recensione, altrettanto prestigiosa. Richard Brody sul New Yorker si chiede infatti se non sia arrivato il momento di smettere, di abbandonare una volta per tutte la saga. Descrive Rogue One come un prodotto “lobotomizzato e anonimo”.

Anche il Risveglio della forza non aveva entusiasmato Brody che però riconosce che J.J. Abrams almeno ci ha provato. Gareth Edwards invece “è inciampato in uno stufato mezzo crudo ma stracotto”, che serve a ingozzare i “fondamentalisti della serie” lasciandoli in uno stato di passiva confusione mentale. Insomma, forse basta così. Io con Star Wars ci sono cresciuto e quindi non potrò fare a meno di vedere Rogue One, ma non sono sicuro di voler trascinare con me le persone che mi sono più care.

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Una piccola delusione arriva anche da Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali, l’ultimo film di Tim Burton. A livello visivo riconcilia con il genio di Tim Burton tutti quelli che erano usciti da Big eyes con l’amaro in bocca. La presenza di Eva Green nei panni di miss Peregrine poi legittima le più sfrenate aspettative. La trama, mutuata dall’omonimo romanzo di Ransom Riggs, è molto complicata e buona parte dei 127 minuti di durata della pellicola serve proprio alla costruzione di un magnifico immaginario.

Il giovane Asa Butterfield è un ottimo compagno di viaggio verso la casa di miss Peregrine i cui inquilini sono dolci quanto affascinanti. Quello che risulta un po’ sprecato è proprio l’uso che il regista fa di tutto questo castello incantato in una seconda parte di film, che sembra una corsa contro il tempo verso il 127° minuto. Risulta sacrificata anche la stessa Eva Green, per non parlare di Judi Dench la cui presenza a malapena giustifica il suo nome in cartellone. Peccato.

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Il piatto forte del fine settimana è senza dubbio Aquarius di Kleber Mendonça Filho, selezionato in concorso a Cannes. È un film tosto, e tosta è la sua magnifica protagonista Sonia Braga. Donna Clara, interpretata appunto dalla grande diva brasiliana, abita in un bellissimo appartamento di fronte all’oceano, a Recife. È una casa di famiglia che lei ha ereditato da una zia, un’altra donna con le spalle larghe che in vita sua ha lottato per ottenere quello che ha. La casa per Clara è qualcosa di più di un bel posto dove abitare: racconta storie importanti ed è quindi un simbolo di tutto ciò per cui vale la pena di lottare. E si capisce da subito che anche Clara, come sua zia, è una donna che ha già dovuto lottare per sopravvivere. Quando bussano alla sua porta due individui che vogliono costringerla a vendere la casa per buttarla giù e costruire un bel grattacielo vista mare, si capisce che Clara sarà costretta a dissotterrare l’ascia di guerra.

Il film scritto e diretto da Kleber Mendonça Filho può quasi sembrare un film di denuncia. Da una parte c’è donna Clara, dall’altra una grande società di palazzinari cattivi, subdoli, senza scrupoli. Il tutto in un paese, il Brasile, che stando alle cronache recenti affoga nella corruzione e nell’iniquità sociale. Ma c’è anche un’attenzione profonda sulla psicologia dei personaggi, una scrittura complessa quindi. Viviamo senza filtri l’angoscia di Donna Clara che non deve, non vuole e non può cedere. E l’angoscia ci è trasmessa dalle scelte coraggiose dell’autore, certo, ma anche e soprattutto dal fascino magnetico di Sonia Braga.

In uscita anche Il medico di campagna di Thomas Lilti con François Cluzet e Marianne Denicourt.

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