28 settembre 2016 10:50

Il ministro delle finanze Hoshyar Zebari è stato la seconda vittima dello scontro tra il parlamento e il governo di Haider al Abadi. A meno di un mese dall’impeachment del ministro della difesa Khaled al Obaidi, il 21 settembre 158 deputati (tra cui solo 14 astenuti) hanno votato per sospendere dall’incarico Zebari.

Hoshyar Zebari è stato uno degli uomini chiave di ben quattro governi dal 2003 a oggi. Per dieci anni è stato ministro degli esteri e, sotto Al Abadi, è stato nominato responsabile delle finanze. Ma, a prescindere dal suo ruolo istituzionale, è una personalità di primo piano nelle relazioni tra i curdi e i poteri centrali di Baghdad, in quanto è lo zio materno del presidente del governo regionale del Kurdistan, Massud Barzani. Come ha già fatto Al Obaidi, Zebari minaccia di rivelare i dettagli di importanti scandali di corruzione se la messa in stato di accusa contro di lui andrà avanti.

Uno strumento affilato di lotta politica
Le due inchieste arrivano in un momento delicato. Il voto del 25 agosto contro Al Obaidi ha coinciso con i preparativi per la battaglia di Mosul, cominciati circa una settimana fa. La procedura contro Al Zebari arriva invece in un momento critico per le finanze del paese, impegnati in difficili colloqui con i donatori internazionali per coprire le spese della guerra.

La deputata che ha raccolto le firma dei deputati per lanciare le inchieste è sempre la stessa: Hanan Fetlawi, la lady di ferro irachena, che ha annunciato di aver scritto i nomi di altri tre ministri nella sua lista. Fetlawi però è stata accusata dal ministro della difesa di avergli chiesto una tangente. Ma quest’attacco sembra più una tattica difensiva, come fa notare il ricercatore Kadhum Abbas. Fetlawi, spiega, è come uno strumento affilato nella lotta tra il parlamento e il governo.

Sullo fondo di questa battaglia c’è infatti l’ex premier Nuri al Maliki, che forte della sua maggioranza in parlamento, cerca di indebolire e scardinare l’attuale governo, ministro dopo ministro, per poter tornare al potere per la terza volta.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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