04 novembre 2016 14:00

Mentre l’esercito iracheno fa i primi passi all’interno di Mosul, dalla città del nord dell’Iraq arrivano storie commoventi. Soldati cristiani che tornano a innalzare croci sulle chiese, famiglie che si ricongiungono ai checkpoint dopo due anni di separazione, le espressioni di gioia di quei civili che erano riusciti a scappare dalla città su camioncini carichi di tutti i loro averi.

L’ingresso dei soldati in città potrebbe però scatenare una crisi umanitaria e la fuga in massa dei suoi abitanti: nel peggiore dei casi si stima un milione di sfollati. Nelle ultime due settimane e mezzo più di 1.600 persone hanno attraversato il fiume Tigri per raggiungere i campi d’accoglienza. Tra gli sfollati c’erano anche degli attentatori suicidi che sono stati catturati o uccisi prima che si facessero esplodere ai posti di controllo.

Decine di giornalisti iracheni fanno a gara con quelli stranieri per coprire l’avanzata delle forze speciali della Divisione dorata nella parte est della città. Due reporter della tv Al Iraqiya hanno ripreso i militari che issavano la bandiera irachena sulla sede locale della tv di stato. Ma non sarà una vittoria facile: in città ci sono ancora cinquemila jihadisti del gruppo Stato islamico (Is), che bloccano l’ingresso ad alcune vie con blocchi di cemento e combattono strada per strada. Inoltre usano i civili come scudi umani. Nei giorni scorsi il villaggio di Al Qayyara era coperto da una fitta nuvola di fumo perché i jihadisti avevano dato fuoco a una trentina di pozzi di petrolio per impedire i bombardamenti aerei.

Resistenza limitata
Tuttavia finora i jihadisti non hanno contrattaccato con un ampio dispiegamento di forze. La resistenza è affidata a piccoli gruppi di combattenti. Il leader dell’Is, Abu Bakr al Baghdadi, senza fare riferimento alle condizioni dei suoi uomini a Mosul, ha diffuso il primo messaggio pubblico dell’ultimo anno chiedendo ai suoi di “mantenere le posizioni con onore piuttosto che ritirarsi con vergogna”.

Secondo fonti dell’esercito iracheno, il prossimo passo dell’offensiva sarà dividere la parte orientale della città in quadranti da circondare e liberare uno alla volta. Si stima che per conquistare definitivamente la città ci vorranno almeno due settimane. Le milizie sciite intanto stanno conducendo operazioni a ovest di Mosul. Il loro comandante, Hadi al Amiri, ha fatto sapere che la via di fuga che collega Mosul con il territorio siriano, e in particolare la roccaforte di Raqqa, è stata praticamente interrotta.

Invece il premier iracheno Haider al Abadi, in uniforme militare sul fronte orientale, ha dichiarato alla tv di stato che le forze irachene stanno cercando di chiudere ogni via di fuga per “tagliare la testa al serpente”: “Non sapranno dove scappare, dovranno scegliere se morire o arrendersi”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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