27 dicembre 2016 10:11

Gli iracheni ricorderanno il 2016 come un altro anno nero nella storia del loro paese dal 2003 in poi. Anche se i combattimenti a Mosul sono meno intensi, il bilancio delle vittime supera i duemila morti al mese. Il numero potrebbe crescere nelle prossime settimane, quando comincerà la seconda fase dell’offensiva su Mosul, che riguarderà il centro della città.

Oltre ai combattimenti nel nord del paese, un’ondata di violenza di stampo tribale ha travolto il centro e il sud del paese. Nella parte sudest di Baghdad sono stati sparati colpi di mortaio in uno scontro tra comunità rivali. La polizia locale non ha potuto fare niente per fermare i combattimenti, che sono andati avanti per quattro ore. Qualcosa di simile è successo vicino a Nassiriya, 500 chilometri più a sud. I miliziani di due gruppi rivali hanno circondato il villaggio di Sayid Dkheel da due lati e hanno sparato per giorni. Gli opinionisti fanno notare che questo genere di violenze si sta diffondendo in tutto il paese a opera di milizie legate a gruppi tribali, e per colpa della diffusione di armi di contrabbando e della debolezza del governo.

Molti iracheni comunque sperano che il nuovo anno porti con sé la tanto attesa pace. Le strade principali e i mercati di Baghdad e altre città sono decorati con luci e alberi di Natale. Nel centro commerciale Al Nakheel, nella capitale, un gruppo di danzatori cerca di trasmettere gioia e felicità ai clienti. Anche sulla strada principale della città santa degli sciiti, Najaf, c’è una bancarella che vende Babbi Natale giocattolo. “Sì, abbiamo paura di essere attaccati, ma vogliamo sfidare gli assassini con l’amore e la pace”, dice un uomo vestito da Babbo Natale mentre si fa fotografare con due bambini in braccio.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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